In estate le giornate sono lunghe e le settimane brevissime. Pare di sentire il fiato del campionato che soffia sul collo di tecnici e giocatori. Spingendoli ad accelerare il ritmo della preparazione e ad alzare il volume dell’ansia. Nel tranquillo ritiro casalingo della Roma, invece, l’ordine regna sovrano, il lavoro è divertimento e scorre latte e miele. Nessun iceberg si staglia candido all’orizzonte e la nave va. Merito di Daniele De Rossi, che non è tipo da lasciarsi consumare dalla fretta.
Quando giocava gli sì sganciavano le briglie di tanto in tanto, ma nulla di preoccupante. Ha intorno un’aura di placida saggezza che contagia i calciatori intorno. Pochi. Aveva cominciato con una decina, ha colmato i vuoti, ha messo su un razionale protocollo di lavoro che sembra avere coinvolto anche i più scoraggiati dal finale della scorsa stagione (Dybala, per dirne uno).
La Roma è quasi tutta da costruire, luglio avanza, le trattative sono infinite le cessioni procedono con estenuante lentezza. Dì acquisti veri sono arrivati un centrocampista dalle ottime caratteristiche e presumibilmente un portiere di riserva. C’era un centravanti, appesantito ma affidabile, e adesso non c’è più né tornerà. Servirebbero qualità in costruzione, cambio di passo nel mezzo, velocità sulle ali, solidità sulla zona arretrata delle fasce.
E qualcuno che alla fine della storia la sbatta dentro. Servirebbero un sacco di cose per affrontatela stagione in arrivo, e ormai a contatto visivo, con prospettive di risultati apprezzahli. Finora ad abbondare in questo gruppo è solo la fiducia in sé stesso, che talvolta ha origini inconsapevoli e misteriose. Il dato di fatto è che De Rossi avrebbe bisogno di una squadra e per il momento non ce l’ha.
FONTE: Il Corriere dello Sport – M. Evangelisti