No. A sessanta, settanta, ottanta, chi offre più milioni cammellati? Io, Paulo Dybala, e la mia poesia calcistica rimaniamo qui, a Roma, nella città che mi ha accolto e coccolato come un re. Mi sento un calciatore, voglio confrontarmi con il calcio che conta, la pensione può attendere. Non me ne frega niente di quella vagonata di soldi che mi hanno offerto per andare a fare la foca ammaestrata in un campionato che è un bluff. Io sono Paulo Dybala e voglio dimostrarvelo qui, nella mia Roma che mi ha fatto sentire a casa da quando sono sbarcato all’Ombra del Colosseo. Chapeau, Paulo. Questo è il gol più bello che hai mai realizzato, tu che in Italia sei il capocannoniere in attività più prolifico del nostro massimo campionato.
Richapeau, Paulo. Perché quel no sbattuto in faccia all’opulenza, per noi che siamo ancora legati a un calcio che non c’è più, è un no antico come fece Gigi Riva con la Juventus, un no d’altri tempi, in assoluta controtendenza con quello che è diventato il mondo pallonaro. E’ un no che rappresenta una rivoluzione. Vuole dire che si può ancora scorgere un orizzonte davanti a noi e ai nostri figli, come quei bambini che hanno ritrovato il sorriso quando hanno saputo che avrebbero potuto continuare a fare il gesto della maschera. E’ un no che vale milioni di sì. Quelli di una tifoseria che aveva bisogno della tua rivoluzione. Caro Paulo, con quel no ti sei preso Roma e la Roma. Portala lontano. Roma ti accompagnerà.
FONTE: La Repubblica – P. Torri