Sulla Quattordicesima Strada, arteria che da sempre divide Lower Manhattan e Midtown Manhattan, si è tracciata anche la linea di confine tra la prima e la seconda Roma made in Usa.
A New York, ipotetico campo neutro tra la Boston del venditore e la Houston del compratore (anche se di origini californiane), sono arrivate le agognate, ma mai effettivamente a rischio, firme di James Pallotta, sbarcato ieri appositamente nella Grande Mela, e Dan Friedkin sui contratti preliminari per un passaggio di proprietà valutato complessivamente intorno ai 700 milioni (inclusi di accollo dei 271 milioni di indebitamento aziendale e dei 150 di aumento di capitale): lo sbocco naturale di un processo di quadratura del cerchio tra le due parti che, una volta terminata la fase negoziale e di due diligence, era partito con lo scambio di tutto l’incartamento documentale e proseguito (da lunedì) con la riunione a oltranza negli uffici newyorkesi della Raptor, la holding di Pallotta, per la revisione delle quasi 650 pagine (allegati inclusi) dell’accordo.
Adesso, con i contratti preliminari autografati sia dal vecchio sia dal nuovo proprietario, serviranno i 60 (forse anche di più) giorni di rito per superare gli ultimi passaggi del closing. Nel frattempo, proprio per cercare di agevolare l’entrata del nuovo proprietario, la Roma proverà in qualche modo ad acchiappare un posto nella prossima Champions, unica scialuppa di salvataggio del posto per molti osservati speciali a Trigoria.
In ogni caso, il prossimo 30 giugno Dan Friedkin, che piazzerà fisso a Roma il figlio Ryan, sarà costretto a fare i conti con debiti previsti intorno ai 270 milioni, contro un fatturato stimato sui 185, e cercherà di bussare alla Uefa per vedere quanto possa essere percorribile la strada del «voluntary agreement».
Manovra che toccherà al chissà quanto nuovo apparato dirigenziale romanista scelto dal tycoon texano e dal suo braccio destro Mark Watts: tutti i manager attuali, in attesa di cenni (non ancora ricevuti) sul piano aziendale futuro, rimangono sotto esame e stretta osservazione.
Lavori ancora in corso, tra autocandidature, incontri carbonari, raccomandazioni e segnalazioni di ogni tipo, per chi entrerà in società e potrà fare la voce grossa in ambito calcistico. L’obiettivo primario, in attesa degli sviluppi per lo stadio, è l’abbinamento tra competitività sportiva e sostenibilità finanziaria.
Prime previsioni per il mercato d’estate: abbattimento dei costi di tantissimi stipendi pesanti, plusvalenze, ricerca di giocatori futuribili e blindatura dei gioielli Zaniolo e Pellegrini.
FONTE: La Stampa – M. De Santis