L’allenatore della Roma. L’allenatore della Lazio. Il capitano della Lazio. I due giocatori più rappresentativi, e forti, della Roma. Il faro del centrocampo della Juventus. Il talento a stelle e strisce del Milan. E poi, ancora: sponsor, dirigenti, secondo qualcuno persino responsabili delle biglietterie delle principali società italiane e anche chi si occupa della sicurezza negli stadi. L’Arabia Saudita è pronta a impadronirsi del calcio italiano.
Se Cristiano Ronaldo ha aperto la strada, se Guido Fienga, il manager che ha traghettato la Roma da Pallotta ai Friedkin, è diventato Ceo proprio del club di Cr7, se Neymar, prima di farsi male, ha scelto di trasferirsi lì lasciando le luci parigine, se Jordan Henderson ha persino accettato di prendersi valanghe di critiche per essere andato in un Paese dove i diritti non sono la priorità, evidentemente un motivo c’è.
E questi calciatori, tanto per fare un esempio, hanno lasciato stipendi e campionati più competitivi dell’attuale Serie A. Cosa ne sarà di quello che una volta era il campionato più bello del mondo se l’Arabia, che tra l’altro ospiterà i Mondiali del 2034, farà razzia di tutti i più forti talenti?
Le società e le strutture sono di altissimo livello: quando un calciatore arriva ci sono donne e uomini del club che pensano a tutto. Anzi, che hanno già pensato a tutto, dalle tate ai medici, dalle migliori scuole a, persino, i più prestigiosi saloni di bellezza aperti 24 ore al giorno.
La Serie A cosa può opporre a tutto questo lusso a cinque, sei, sette stelle? Un campionato competitivo? Difficilmente strutture all’avanguardia e, se si va avanti così, neppure partite di alto livello. Non che in Arabia, oggi, si faccia calcio champagne, ma tutti i giocatori che stanno decidendo, e decideranno, di andare, alzano il livello.
Ha detto no anche José Mourinho che però a giugno sarà libero dal contratto con la Roma e ha ottimi rapporti con il mondo saudita: è già nel board della Mahd Sports Academy. Vederlo lì è più di un’ipotesi. E chissà che non possa riproporsi il derby, in programma tra nove giorni, con Maurizio Sarri, un altro che è cercato dagli arabi. Non è così semplice che vada, al contrario di Mou, ma è una possibilità. Non è un caso, infatti, che la Lega voglia aumentare il numero di stranieri per formazione (da 8 a 10) così come sono aumentate le squadre, da 16 a 18. Tra l’altro, i calciatori, che ormai sono vere e proprie aziende, guardano non solo il campo, ma tutto il prodotto calcio.
FONTE: Il Corriere dello Sport – C. Zucchelli