La stessa di Empoli. Stavolta José Mourinho punta sulla continuità, aspettando il pieno recupero di Pellegrini. E riparte dal primo tempo più bello e redditizio del campionato della Roma, uno spezzone di partita così abbagliante da consigliare un impatto soft o addirittura inesistente sulla formazione. Anche se la strategia sarà differente, perché il nuovissimo Genoa di Blessin non giocherà all’Olimpico con la leggerezza dell’Empoli di Andreazzoli, Mourinho prepara una scacchiera praticamente identica: il 3-5-2, che poi è un 3-4-1-2 con Mkhitrayan a oscillare tra le linee, è il sistema di base sul quale costruire equilibrio difensivo e fluidità di manovra.
Squadra che vince non si cambia dunque. È un vecchio adagio dello sport che ben si attaglia alla situazione della Roma, tanto più dopo due settimane che per il 90 per cento della rosa è stato dedicato essenzialmente al recupero e al riposo. Il pensiero della sfida di Coppa Italia contro l’Inter, che arriva tre giorni dopo il Genoa, non deve distrarre troppo. E su questo Mourinho, alla centesima partita in Serie A, ha insistito nei discorsi di spogliatoio con i giocatori: guai a sottovalutare un avversario che, proprio come nella partita d’andata, ha appena sostituito l’allenatore. Al rendez-vous di San Siro, che ha un valore immenso soprattutto a livello emotivo, Mourinho si dedicherà eventualmente nel secondo tempo, sfruttando le cinque sostituzioni e una panchina finalmente opulenta.
L’unico indisponibile è Spinazzola, che deve aspettare ancora almeno un mese prima di tracciare il percorso di rientro. C’è invece Pellegrini, che durante la pausa e lo stage della Nazionale ha svolto un programma di allenamenti personalizzato che mirava a disintossicarne il muscolo dolente. Ieri il capitano ha lavorato solo in parte con i compagni a Trigoria e oggi dovrebbe essere regolarmente in gruppo. Ma per evitare ulteriori problemi a una coscia già abbastanza sollecitata, Mourinho probabilmente lo utilizzerà soltanto nell’ultima mezz’ora per poi rilanciarlo contro l’Inter.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida