Un mese da far tremare i polsi. O, più auspicabilmente, un periodo necessario a riportare la barra dritta verso obiettivi che oggi appaiono quantomeno complicati: il dichiarato quarto posto e la qualificazione alla prossima fase di Europa League. Da oggi al 28 novembre la Roma sarà chiamata a disputare sette partite, cinque delle quali lontano dall’Olimpico. Subito Firenze, poi – dopo il turno infrasettimanale col Torino – Verona, in coppa nella tana dell’Union Saint-Gilloise e – archiviato l’inframezzo casalingo contro il Bologna – altre due trasferte mica da ridere, addirittura in rapida sequenza: Napoli e Londra, sponda Tottenham.
Scorrendo rapidamente il calendario, il coefficiente di difficoltà appare elevato, in alcuni casi elevatissimo, a seconda degli avversari. Più di quanto non sia accaduto nei primi undici impegni stagionali. E in almeno quattro delle cinque sfide in programma fuori casa, alla questione tecnica si aggiunge quella ambientale, che rende ulteriormente rognoso il compito della squadra di Juric. Ostacoli acuiti da quella che negli ultimi mesi è diventata una vera e propria idiosincrasia dei giallorossi per le partite in trasferta.
Gli ultimi successi a distanza dalla Capitale risalgono ormai a oltre sei mesi fa, per la precisione al 25 aprile scorso per quanto riguarda il campionato. Quel giorno Pellegrini e compagni disputano gli ultimi 19 minuti del match interrotto undici giorni prima sull’1-1 e riescono a cogliere la vittoria in extremis grazie a un colpo di testa di Cristante.
Nelle gare europee la soddisfazione più recente lontano da Roma arriva invece l’11 aprile nel “derby” italiano con il Milan (1-0 con la firma di Mancini), match d’andata dei quarti di finale nella scorsa edizione di Europa League. Ma per trovare un successo oltre confine bisogna risalire addirittura a oltre tredici mesi fa, nel primo turno della competizione, con Mourinho in panchina: 2-1 allo Sheriff Tiraspol (grazie a un autogol e alla rete di Lukaku), il 21 settembre 2023.
Sembra trascorsa una vita e probabilmente dal punto di vista calcistico è più che apparenza. Sono cambiati tre tecnici, due direttori sportivi e una dozzina di calciatori, ma il difetto di personalità in trasferta è rimasto immutato. Intanto le classifiche si allungano e risalire la china può trasformarsi presto in chimera, se non si raddrizza il dato in questione.
Appena sei vittorie in A nella scorsa stagione (più due in coppa), sette l’anno precedente (ma una in Europa) rappresentavano già un magro bottino per ambire a traguardi importanti. La casella zero nell’annata in corso rende ancora più urgente l’esigenza di un cambio di rotta.
FONTE: Il Romanista – F. Pastore