José Mourinho non c’è più, ma la Roma di Rotterdam somiglia a quella che ha spinto i Friedkin a esonerare il portoghese. Svagata, arruffona, confusionaria: molto diversa dalle prime esibizioni con Daniele De Rossi in panchina. Dopo un discreto inizio la Roma ha perso distanze e lucidità non facendo emergere la superiore organizzazione e accettando un confronto in campo aperto. In pratica ha dato una mano agli olandesi.
Il pareggio esterno con il Feyenoord mette in discesa la qualificazione agli ottavi di Europa League, anche perché gli avversari hanno confermato una diffusa modestia, ma i giallorossi hanno sprecato una grande chance per risolvere la questione in anticipo.
È mancata qualità nei campioni: Lukaku ha segnato un gol bello e fortunato (tocco decisivo di spalla), ma in precedenza aveva sprecato due buone occasioni e ha dato un’interpretazione statica e poco utile del ruolo di centravanti-boa; Dybala, pur guizzante in un paio di situazioni, ha battuto male tanti calci piazzati e tirato in curva dal limite quando ha potuto prendere la mira; Pellegrini ha illuminato poco trovando solo raramente qualche corridoio di passaggio.
È mancato un po’ di coraggio contro una squadra mediocre e fortemente penalizzata da assenze pesanti. Solo Paredes dava l’idea di avere in testa cosa fare. Insomma, il risultato è buono, la prestazione meno e su questo sicuramente rifletterà De Rossi che comunque ha avuto un’altra risposta positiva sul piano del carattere e dell’applicazione.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – G. B. Olivero