Gli ingredienti per il romanzo d’amore ci sono tutti: la caduta, con il rigore fallito a Rotterdam contro il Feyenoord; la dichiarazione che incoraggia e sospinge nel momento più difficile, con lo striscione esposto dalla Curva Sud all’ingresso in campo; e poi la gioia del bacio, simboleggiato dal gol con dedica a chi davvero lo ama a prescindere da tutti. «È un’esultanza per mia figlia – ha spiegato Lorenzo Pellegrini dopo la gara – ma anche per questi tifosi: come hanno detto loro, nel bene e nel male sappiamo di poter contare gli uni sugli altri». Il cosiddetto happy ending è tutta lì, nelle due mani che vanno a comporre un cuore, e in quel dito rivolto alla Curva Sud; il dito che indica quello che idealmente è il nostro cielo, luogo da cui tutto parte e verso cui tutto tende a tornare. Soprattutto se si è romani e romanisti, come Lollo.
Già quello striscione aveva lasciato intendere che sarebbe stata una serata particolare, molto romanista, una serata di cuore e magoni e abbracci. Pellegrini, alla centesima con la fascia di capitano della Roma al braccio, ha scrutato quel messaggio d’amore puro da parte della sua gente, e forse da quelle parole ha tratto forza. Con l’assenza di Dybala, ha giocato qualche metro più avanti rispetto al solito, a sostegno di Belotti, e i risultati si sono visti. Ma la tattica lascia il tempo che trova, in serate del genere: conta più o meno tutto, tranne la tattica, quando di mezzo c’è il cuore.
Stavolta sul dischetto è andato Cristante. «Scelta del Mister», ha spiegato Lorenzo. Perché Mou è tecnico, ma anche psicologo, e sa che in una situazione del genere aggiungere pressione rischia di farti esplodere. A rimediare all’errore di Bryan pensa Bove: un romano e romanista, ovviamente non poteva andare diversamente in una delle serate più romaniste. Pellegrini, intanto, non ha fatto una piega: sempre nel vivo del gioco (alla fine saranno 53 i palloni giocati dal Capitano, terzo dopo Llorente e Cristante), nella ripresa con un inserimento perfetto ha finalizzato l’assist di Belotti. Proprio sotto la Sud, ovviamente, perché un romanzo d’amore richiede la location perfetta. Eccola, la maniera migliore per festeggiare la centesima partita da Capitano, per lasciarsi alle spalle l’errore del de Kuip e per prepararsi a un’altra serata – quella di giovedì – che si preannuncia per cuori forti.
Dopo il gol, il numero 7 va ad abbracciare José Mourinho, e chissà cos’hanno pensato quelle malelingue che già pregustavano una polemichetta preconfezionata sul Capitano che non calcia più il rigore per volontà del tecnico. Lollo va dallo “Special One” e se non vi sembra un abbraccio tra un padre e un figlio, allora è quanto di più simile a esso si possa immaginare. Il portoghese, che al suo arrivo disse «se avessi tre Pellegrini, li farei giocare tutti contemporaneamente», sembra quasi aver previsto la rete del suo pupillo, a prescindere dal rigore. E, dopo esserselo abbracciato, si è complimentato con lui quando – ormai al 90’ – lo sostituito con Tahirovic.
PER CONTINUARE A LEGGERE L’ARTICOLO CLICCARE QUI
FONTE: Il Romanista – L. Latini