Il vento soffia ancora, non ha mai smesso di soffiare e, anzi, ora si è fatto ancora più forte. Perché Daniele De Rossi è stato travolto da questo secondo atto della sua storia d’amore con la Roma: la chiamata inaspettata arrivata meno di una settimana fa per prendere il posto di Mourinho, una partita da preparare in fretta e furia e con nove indisponibili, un amore incondizionato, passionale e meraviglioso che l’Olimpico gli ha riservato sabato sera. Le interviste, le conferenze, le riunioni, gli allenamenti, le gare, i romanisti: tutto questo in quattro giorni. Solo un uomo carismatico e leader come lui avrebbe potuto reggere una tale pressione.
Resta adesso la parte più difficile: dare la sua impronta alla squadra, sia nella mentalità sia nella tattica. E farlo in fretta. È una vera e propria corsa contro il tempo quella del neo tecnico giallorosso per riuscire a trovare il miglior assetto tattico per la squadra, ma anche dargli una maggiore sicurezza dopo i deludenti risultati contro Lazio e Milan, e quell’addio dello Special One che ha scatenato la tifoseria. Una ferita che potrà essere rimarginata nel tempo (ma appunto, non ce ne è) solo con l’impegno, i risultati, e lo zampino di De Rossi che ieri con un post social ha sottolineato l’importanza di ricreare un ambiente unito e compatto.
E adesso, come detto non c’è tempo da perdere. Perché le partite sono tante tra campionato, coppa e… Amichevoli. Il viaggio in Arabia di domani per affrontare mercoledì l’Al-Shabab appare quindi un grande imprevisto per De Rossi, che immaginiamo avrebbe voluto avere una settimana libera per lavorare con la squadra in vista della delicata trasferta contro la Salernitana. Ore di lavoro perse per analizzare e studiare la squadra, ma anche qualche minuto in campo per cercare di trovare il giusto assetto (a quattro oppure il ritorno alla difesa a tre visto il rientro di Mancini e Cristante) nei prossimi impegni.
FONTE: Il Corriere dello Sport – J. Aliprandi