Orgoglioso. Di tutto e di tutti. Perché poi una prestazione così l’aveva sognata, magari anche pensata, di sicuro sperata con tutto se stesso. E la Roma di ieri sera gli ha riempito il cuore, fino in fondo, esattamente come la Roma di sei anni fa, quella che annientò il Barcellona e di cui Daniele De Rossi era il capitano. Poi, certo, il risultato è diverso, ma l’anima si assomiglia molto.
Ieri come oggi, pronti a gettare il cuore oltre l’ostacolo. E Daniele De Rossi, metabolizzata l’amarezza per l’eliminazione, riparte proprio da qui, dall’aver messo paura agli imbattibili, quelli che non perdevano da ben 48 partite e che ieri ci sono andati davvero ad un soffio. “Sono forti, più forti di noi e per questo dobbiamo stringergli la mano. Ma che sia finita così, per un autogol sfortunato fa male, questo è sicuro”.
Anche perché la Roma, di fatto, aveva giocato quasi la partita perfetta, proprio quello che aveva chiesto De Rossi. “Abbiamo giocato bene nei primi 20-25 minuti, anche se poi abbiamo tirato poco. Abbiamo questo vizio di provare poco il tiro in porta, nel calcio fa la differenza. È stata una partita incredibile, solo pochi giorni fa avevamo fatto uno sforzo incredibile contro la Juve, dando tutto. Il Leverkusen ha giocato bene, ha tirato molto, ma poi quando la riprendi e perdi dispiace, sapendo che qui non ci ha vinto nessuno. Dobbiamo ripartire da questo spirito. Abbiamo altre tre partite importanti, le ultime fatiche”. (…)
Per De Rossi finisce qui un percorso europeo comunque ottimo. “Io in ogni partita imparo qualcosa. E stata un’esperienza nuova, solo un anno fa ero stato esonerato in B. Abbiamo fatto un percorso che nella storia della Roma hanno fatto solo 4-5 allenatori. Di fatto giocando 4 semifinali, perché tutte le avversarie che abbiamo affrontato valevano la semifinale. Ho imparato, ma il mio lavoro non si limita ai 90 minuti, ma ad analizzare perché non siamo in finale”. (…)
FONTE: La Gazzetta dello Sport