Non c’erano le premesse, c’erano solo le promesse, poi ci sono serate in cui le cose accadono esattamente come erano state sognate e quelle cose dette non sono le solite, bellissime, inutili parole. Neanche due mesi fa c’erano un nono posto in classifica, una Roma nervosa, giocatori irriconoscibili, pochi punti, fiducia neanche ne parliamo. C’erano tanti se e tanti ma che non facevano classifica, non facevano punti, mentre l’Europa era un secondo posto in un girone di Carneadi.
Ora c’è una squadra bellissima che in 90 minuti ha maltrattato il Brighton di De Zerbi, l’allenatore che tutti vorrebbero e che da Roma torna a casa con 4 gol subiti e una lezione in tasca. De Rossi sapeva di dover passare le giornate a dimostrare di essere all’altezza e non ha dribblato le responsabilità.
Lo stadio è il suo primo capolavoro, mantenere il tutto esaurito che c’era, risentire il tifo, l’amore del resto è l’unica cosa a cui non si resiste. Tornano i cori per calciatori che erano stati fischiati. E non solo per Svilar.
Aver studiato Guardiola, che non parla di ruoli ma di funzioni, ha i suoi effetti. I giocatori sembrano più leggeri, più liberi. Dybala è immarcabile, Igor prova a stargli addosso, non ce la fa: estro, fantasia, azzardo, veramente troppo. Tornato a essere il giocatore che sfugge alla banalità, che crea l’occasione, perché è sempre la classe a salvare le partite. Apre spazi a Celik, eccellente nei primi 45 minuti.
Spinazzola sembrava soltanto in attesa di andare a svernare verso lidi caldi ed è tornato a essere un giocatore, Paredes è l’immagine del regista moderno, N’Dicka ha dimenticato le sue insicurezze, Cristante è indispensabile, segna il 4-0 finale e mantiene ordine, Mancini non discute più, guida i compagni e segna anche (3-0).
ΕΙ Sharaawy può non fare l’attaccante, ma l’esterno a tutto campo. Lukaku si è tolto di dosso il grigiore e la pesantezza che lo avevano travolto ed è di nuovo il valore aggiunto, e si vede dal gol del 2-0.
Certo, poi ci vogliono le idee, quelle servono eccome, la normalità non serve a nessuno, nel calcio ancora meno. E quelle di De Rossi sono il manifesto del calcio moderno. Bravissimo a non mettere la squadra nella terra di mezzo, fa pressing molto alto, uomo contro uomo, con grande intensità, oppure aspetta dietro l’avversario.
In un tempo piccolo è già diventato grande. De Rossi ha cambiato già la Roma e in meno di due mesi, ha vissuto una serata indimenticabile, ha messo le mani sui quarti di finale di Europa League. Soprattutto ha mantenuto quello che aveva detto. E le persone che mantengono le promesse sono poche. E sono le persone giuste.
FONTE: La Repubblica – S. Scotti