Eppure, per ciò che concerne i cambiamenti del Decreto Crescita riguardo al calcio, in fondo alla prateria un accordo sembra ancora possibile. In ogni caso per il mondo del calcio ieri è stato il giorno della grande paura, perché al termine del Consiglio dei Ministri si è varata una norma che di fatto stoppa i vantaggi fiscali a beneficio dei club per gli ingaggi di calciatori esteri, che dal 2019 hanno attualmente circa il 50% di riduzione se hanno più di 20 anni, guadagnano più di un milione e prendono la residenza fiscale nel nostro Paese per almeno due anni. Ebbene, la nuova norma concederebbe questi benefici fino ai 600 mila euro lordi, tassando l’eccedente con l’aliquota standard, mentre il periodo di residenza fiscale dovrà essere pari ad almeno 5 anni.
Inutile dire che questa norma, già dal prossimo mercato di gennaio, terremoterebbe lo scenario del nostro calcio, perché dal Ministero dell’Economia si è capito subito che l’intenzione è quella di non arretrare affatto. La Lega di Serie A, infatti, si è già mossa per far sì che una serie di emendamenti, nei prossimi 60 giorni, possano modificare il testo per aiutare le società a mantenere alto il livello di competitività nei confronti di quei club di Paesi stranieri in cui vige una tassazione meno elevata rispetto a quella italiana.
In questi anni c’è stato un bel viavai grazie alla spinta del Decreto. Per le strategie dei club è stata una vera boccata d’ossigeno, considerando le disavventure legate al Covid. La Juventus nel 2018 aveva preso Ronaldo, ma il portoghese non aveva usufruito di questo bonus. In compenso i bianconeri se ne sono avvalsi l’anno successivo. La palma tocca a Lukaku (ora alla Roma a quota 7) che al suo sbarco in Italia guadagnava 8,5 milioni netti per una spesa globale di 11 milioni. Poi è stata la volta di Darmian e Mkhitaryan: Thuram, Pavard e Sommer sono gli ultimi arrivati più pagati. Tuttavia il primo della classe è sempre lo Special One: con i suoi 8 milioni netti (10,4 lordi) la Roma si è potuta concedere il lusso di strappare il sì di José Mourinho.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini
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