Ci sono notti in cui si torna a casa e altre nelle quali l’importante è rimettersi in cammino. Dentro la stessa serata, fredda da gelarsi per la temperatura prossima allo zero ma bollente per il clima generato dai 68 mila dell’Olimpico, De Rossi e la Roma si sono cercati, sfiorati, accarezzati e poi persino detti quel “grazie” reciproco rimasto in sospeso per 500 lunghissimi giorni. L’innamorato Daniele è tornato, mentre il famelico Gasp è di nuovo decollato in un 3-1 al Genoa senza storia, costruito grazie alla tigna (…).
La Roma che aspira ardentemente a dotarsi di un nuovo centravanti nel mercato di gennaio ha brillato in attacco, dove di solito arranca, e si è ripresa il quarto posto rimettendosi alle spalle la Juve al tramonto di una giornata in cui le prime tre, vincendo, rischiavano di scappare via. L’unico rammarico della serata è stato quello di Svilar, che puntava a chiudere il 2025, un anno che la Roma chiuderà con 82 punti (nessuno come lei), con 22 partite senza subire gol. (…)
Conta invece tanto il verdetto della della 17ª giornata, che ha ribadito come questa Serie A non abbia ancora padroni e somigli a un treno che a forza di fare fermate sta facendo salire tutti, persino quelli più inclini a inciampare. Nella stessa notte i fratellini Dybala e Soulé sono tornati a fare insieme i trequartisti: Matias ha segnato, messo lo zampino sugli altri due gol e poi ha preso una botta al ginocchio, Paulo è invece rimasto a secco. E hanno trovato il gol pure due calciatori che per motivi diversi avevano qualcosa da farsi perdonare: Koné l’incapacità quasi cronica a centrare la porta, Ferguson (…) quell’atteggiamento che ha fatto imbufalire il suo allenatore fino alla reprimenda su pubblica piazza.
Nel quarto d’ora accademico di GPG e DDR si è vista una partita di contrasti, ruvida, di spazi intasati, di marcature a uomo e manovre macchinose. Poi il Genoa, all’improvviso, ha compiuto un patatrac: proprio mentre alzava la sua linea difensiva dopo una respinta, si è fatto sorprendere da un lancione di Ziolkowski che si è trasformato in un assist per Soulé dopo una spizzata complice di Vasquez. A quel punto la Roma si è stappata, prima sfiorando il raddoppio con Ferguson e poi trovandolo con Koné, che ha avuto il merito di seguire un’azione apparentemente pericolosa trovando il pallone all’altezza del dischetto: lo ha calciato male, ma la provvidenziale deviazione di Frendrup ha comunque fatto finire quella palla avvelenata alle spalle di Sommariva, terzo portiere bravo e sfortunato. (…).
A quel punto il Genoa è crollato come un castello di sabbia, ma forse sarebbe meglio dire come Malinovskyi, accasciatosi inspiegabilmente sul pallone con Cristante alle calcagna; così persino Ferguson, quel calciatore che Gasp ha fatto capire di non voler impiegare – mai nella vita – se Dybala può fargli da centravanti, ha agito di istinto tuffandosi con caparbietà sul pallone fino a spingerlo dentro la rete. L’esultanza polemica come a voler dire “beh, avete da dire altro?” avrebbe potuto evitarla, questo sì. Vitinha ha avuto una mezza chance per riaprirla, sul contatto Svilar-Ostigard ci stava il rigore, il Grifone però non ha fatto granché per meritarsi la speranza di credere nella rimonta, neppure in un secondo tempo soporifero che la Roma ha sfruttato per dare minuti a El Shaarawy, Pisilli e Dovbyk. (…)
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. Marota











