Il Feyenoord ha confermato. Una partita di coppa così, contro una squadra forte, la Roma con Mourinho in panchina non l’avrebbe mai giocata. La Roma di Mou spesso si spaventava della sua stessa ombra. La Roma di De Rossi esibisce la personalità come fosse la sua carta d’identità.
Mourinho ha fatto tanto. Considerati i suoi limiti e il numero di “piedi buoni” a disposizione, ha fatto il possibile. Ma più che il tecnico della Roma è stato il Cola di Rienzo del suo popolo. Ha trascinato, smos-so, difeso, soprattutto difeso. La sua Roma la vedevi in campo e raramente accadeva qualcosa, diciamo così, di organizzato, nulla che facesse pensare a una pietanza preparata nelle cucine di Trigoria.
I numeri del cambiamento di De Rossi sono tre: 1, 25 e 2. Il primo riguarda il giocatore in più che la Roma ha a disposizione in mezzo al campo con la difesa a quattro. Venticinque sono i metri di differenza (di campo) fra l’atteggiamento con Mourinho e la spinta con De Rossi.
Il numero 2 riguarda le persone stabilmente coinvolte sulle fasce. Insomma tutta un’altra Roma: che adesso ha carattere, personali-tà, crede in quello che fa e anche con il Feyenoord per lunghi tratti ha comandato il gioco, finalmente sicura e spavalda. Un 1-1 così ha fatto pensare all’1-1 contro il Manchester City di dieci anni fa. Fu l’ultimo gol europeo di Totti. E se ripartissimo da De Rossi in panchina e dal ricordo di quel gol di Totti?
FONTE: La Repubblica