La faccia da bambino e gli occhi di ghiaccio come quelli dei lupi dell’Alaska. Come quelli di mamma Alicia. È piccolo, ma non gracile. È emozionato, ma non impaurito. Siamo nel luglio del 2012 e Paulo Dybala, a 18 anni e qualche mese, inizia la sua lunga storia d’amore in quell’Italia “così difficile da lasciare”, come ha ammesso di recente. E che oggi, per la prima volta, suona in sottofondo una musica nostalgica. Dodici anni tra Palermo, Torino e Roma con 170 gol in 463 partite. L’avventura di Dybala nel nostro campionato inizia a Palermo. È il 20 luglio, del 2012 appunto. “È come Messi, fidatevi di me”, assicura Zamparini. Nonostante la retrocessione l’argentino entra nel cuore dei palermitani che lo chiameranno “U’ Picciriddu”. Dybala si erge a trascinatore per la promozione. E nel 2014 raggiunge la doppia cifra. Leadership, colpi vellutati ma pure gol da cineteca e garra.
Paulo è diventato grande, e se ne accorgono le grandi. In primis la Juve che lo paga 40 milioni. Nell’ultima al Barbera arriva la standing ovation. Applausi che si propagano a distanza di 1500 km. A Torino l’esordio è col botto: gol e Supercoppa Italiana. Poi conquista da protagonista anche scudetto e Coppa Italia: 23 gol in 46 partite al primo anno. “U Picciriddu” lascia spazio a “La Joya”. Che si conferma anche gli anni successivi in cui inventa la Dybala Mask e mette in bacheca scudetti e notti magiche in Champions. La migliore: 11 aprile 2017, doppietta al Barça di Messi e 3-0 per la Juve.
A Torino conosce Oriana Sabatini (oggi sua moglie), supera Platini e eguaglia Baggio come reti. Poi la crisi del 7° anno. Il contratto è in scadenza, i problemi fisici agitano i pensieri della dirigenza che decide di svincolarlo. Nell’ultima allo Stadium sono lacrime a dirotto. Dodici i trofei conquistati. Il 13° poteva vincerlo con la Roma. Dopo un’estate in cui sembrava a un passo dall’Inter, la spuntano i Friedkin che lo portano nella Capitale con una scenografia da oscar. Dopo Mondello e la Mole, ecco il Colosseo per due anni intensi. In un Olimpico strapieno alterna notti magiche a stop muscolari improvvisi che generano i dubbi di Totti. Dybala trascina comunque la Roma in finale di Europa League e segna anche il gol contro il Siviglia prima del pareggio degli spagnoli e degli orrori arbitrali di Taylor. Per la rivincita, però, potrebbe non esserci più tempo.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – F. Balzani