Quando Paulo, controllando il pallone in corsa, è riuscito non solo a non farsi recuperare ma addirittura a distanziare Sensi che correva senza sfera e a battere Di Gregorio, l’urlo dell’Olimpico e la Dybala-Mask liberatoria dell’argentino, hanno offuscato il ghigno di Mourinho in panchina.
José si è girato verso il vice Foti e ha abbozzato un sorriso sornione dei suoi. Perché il portoghese è il primo a sapere che la stagione della Roma, al netto di una squadra che sta crescendo sempre di più come gruppo, passa per i piedi della Joya. È lui il top player che deve regalare il salto di qualità.
Poi è chiaro, sarà fondamentale il contributo di tutti. Come in un puzzle tutti hanno la loro specificità e risulteranno fondamentali. Per cosa? José non ce ne vorrà ma in un campionato senza padroni, porsi dei limiti è sbagliato. Come sognare a occhi aperti, perché poi il risveglio rischia di essere brusco. Per dirla alla Mou, meglio quindi pensare step by step, passo dopo passo, partita dopo partita. Ma senza abbassare l’asticella in partenza.
Anche perché, nonostante sia prima in classifica, la Roma sembra ancora lontana dall’esprimere il massimo delle proprie potenzialità. Ciò è dovuto ad una partenza lenta del suo rinforzo principe (che ieri, alla ricerca della nuova casa romana, ne ha visionata una nei pressi di Fontana dei Trevi e oggi si appresta a vederne un’altra a due passi dal Bioparco), rimasto fermo una cinquantina di giorni prima di accettare la proposta giallorossa.
Dybala non può essere al top ma già adesso gli basta poco per cambiare l’inerzia delle gare. E questo giova anche a Abraham che si è scrollato di dosso il peso di dover per forza segnare. Ora ha vicino un calciatore che può diventare letale quanto lui, senza dimenticare Pellegrini e la capacità di far male da palla ferma. Con il centro di Ibañez, siamo arrivati a quota 25, il 19° da calcio d’angolo, il 2° in campionato, il 6° dall’inizio della stagione comprese le amichevoli estive.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina