Ci manca la mentalità vincente, dobbiamo cambiare registro”. Finalmente il vero Ivan Juric, si sussurrava ieri dopo la conferenza stampa della vigilia di Roma-Dinamo Kiev (oggi, ore 18.45). Schietto, diretto e senza l’eccesso di buonismo che avevano accompagnato le sue prime settimane a Trigoria. L’allenatore croato ha cambiato registro, lui sì, comunicativo.
Passando dalle carezze alla realtà. Mettendo i calciatori di fronte alle loro responsabilità. Senza attaccarli, ma sottolineando le carenze mentali di una squadra troppo fragile. Esattamente le stesse mancanze sulle quali avevano battuto i suoi predecessori. Prima José Mourinho, poi Daniele De Rossi.
Juric non ci gira troppo attorno, eliminando anche gli alibi che da troppo tempo salvaguardano la squadra da aspre critiche: “Questi ragazzi hanno una grande occasione: con il disastro totale che c’è attorno a loro possono solo risalire, ma serve una cattiveria diversa. Capita poche volte essere in queste situazioni e poter ribaltare la situazione. È la sfida della loro vita, da vivere in un posto magnifico come Roma. Serve ribaltare la situazione e, per farlo, devono diventare bestie”.
Duro, ma onesto. Come lo fu Mourinho esattamente un anno fa prima di un Udinese-Roma. Allora il paragone fu più colorito. Il portoghese chiedeva ai suoi di essere “una gang di banditi” e non “gente alla quale piace il conforto di casa perché gli manca la mamma o la nonna che gli fa il dolce“. Cattiveria, fame, voglia di battere l’avversario.
Un leitmotiv che a Trigoria si consuma da anni. Senza troppi risultati. Juric continua: “La squadra ci mette tanta volontà, lo si è visto anche nell’ultima partita. Ma in questo momento non abbiamo mentalità vincente. Delle ultime 17 partite ne abbiamo vinte 3. E questa mentalità non è da Roma, ma nemmeno da una squadra di livello inferiore. Fare un punto ed essere contenti non va bene, già da questa sera mi aspetto un’altra volontà per migliorare questa situazione. Serve vincere le partite. Monza o Elfsborg non sono più accettabili”.
Più che un canto del cigno, viste le continue voci su un ritorno di De Rossi in panchina, le parole di Juric assomigliano a quelle di un allenatore cheha capito il problema (cronico) di questa squadra e cerca di scuoterla.
FONTE: La Repubblica – M. Juric