Non è il volto dell’unica speranza, ma è l’emozione di una possibilità. Senza di lui, la Roma ha raccolto una media di 0,3 punti a partita. È una squadra piccola piccola. Con lui, corre sei volte più veloce (1,8) e si affaccia alle coste virtuali della Champions League. È una squadra ruggente, ancorché altalenante. Diciamola tutta, allora: in vista della partita contro il Napoli, Romelu Lukaku è il confine umano tra il rilancio e l’abisso. Tra l’ottavo e il quarto posto passano appena tre punti, la distanza dai Campioni è di due, ma un’eventuale sconfitta provocherebbe turbamenti natalizi ai quali Mourinho non vuole neanche pensare.
Non c’è ancora Dybala, che si sta curando per la Juve, ma è tornato Lukaku, che ha scontato la squalifica pagata duramente a Bologna. Mentre andranno a riempire lo stadio Olimpico, i tifosi della Roma si sentiranno confortati da questo rinforzo psicologico, fisico e tecnico. Stimolato dal confronto di sangue africano con Osimhen, gratificato dalla classifica del Guardian che lo ha selezionato tra i migliori 100 giocatori del 2023, Lukaku avrà il compito di trascinare la squadra fuori dalla melma. In termini di contributo ha già fatto ciò che gli veniva chiesto, segnando 7 gol in campionato e 4 in Europa League, ma non può essere soddisfatto del divario che separa la Roma dal vertice.
Contro il Napoli si è già divertito, a proposito: 4 reti in 8 partite, con quattro vittorie su sei. Sempre quando era all’Inter, chiaro. Considerando che Mourinho non ha mai battuto il Napoli da quando è sul ponte di comando a Trigoria, e che la Roma non ha vinto nemmeno una partita d’alta classifica negli ultimi 13 incroci, la sua familiarità con l’avversario può essere un motivo di ottimismo. Non potrà occuparsi di tutto stasera, Lukaku, ma è orgogliosamente consapevole che molto dipenda dalla sua efficacia in area di rigore, a prescindere dai partner che si alterneranno al suo fianco.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida