(…) A Roma l’Associazione sportiva Roma è cosa serissima. A tal punto seria che Massimo Troisi, senza alcuna ironia, se la prese con un giornalista romano che accusava Napoli di vivere di calcio. Erano gli anni di Maradona.
Disse: “A Roma ci si alza e si legge della Roma, poi si entra in macchina e si ascolta della Roma, al bar si parla della Roma. E in più c’è pure un’altra squadra in città”. (…) Sono passati poco più di trent’anni da allora. Nulla è cambiato. Anzi. Per Roma, alla Roma, sono passati Francesco Totti e Daniele De Rossi, romani, romanisti, entrambi a loro modo core de ‘sta città.
Sono stati futuro e presente di una squadra che ha rischiato di vincere tanto e ha raccolto pochino. Sono diventati passato. Ancora rimpianto. Il primo era entrato in società, poi è stato messo da parte. Il secondo si era seduto in panchina. (…)
Nella notte tra mercoledì 25 e giovedì 26 settembre (…) hanno tappezzato Roma, da Testaccio a Corso Francia, con manifesti aranciorossi con su scritto: in basso “Daniele De Rossi il nostro vanto” e in alto “Yankee go home”. (…)
Dovrebbe essere contento Daniele De Rossi se c’è chi ha impiegato tempo e speso denaro per organizzare tutto questo come protesta contro la sua cacciata dalla panchina. Servirebbe questa organizzazione e questo impegno per pungolare le istituzioni cittadine a risolvere quei problemi che Roma si porta dietro da decenni (…) e che da anni e anni e giunte e giunte si mettono solo da parte, sperando che un giorno si risolvano magicamente da soli. (…)
FONTE: Il Foglio – G. Battistuzzi