Il peggio ormai è passato per Edoardo Bove. L’uscita dalla terapia intensiva è la conferma che il centrocampista “sta bene”, citando le parole utilizzate mercoledì sera dal dg della Fiorentina Alessandro Ferrari. Adesso si tratta di indagare, interpretare e capire che cosa ha scatenato l’arresto cardiaco nella gara contro l’Inter, per rispondere agli stessi interrogativi che il talento romano ha immediatamente posto ai medici riguardo la sua carriera: tutto potrebbe cambiare, nel caso in cui diventasse necessaria l’installazione di un defibrillatore sottocutaneo.
Edo è sottoposto a monitoraggio ma non ha bisogno di particolare assistenza e per ora i sanitari sono impegnati nell’esecuzione di vari esami, per trovare la causa della crisi “elettrica” che ha colpito il cuore.
Se da un lato servirà almeno un mese per avere un quadro più chiaro, dall’altro è possibile un’accelerata repentina nel caso in cui venisse effettivamente impiantato un defibrillatore di prevenzione secondaria, previsto dalle linee guida internazionali in caso di fibrillazione atriale, in grado di intervenire per correggere il ritmo sbagliato del cuore.
Ipotesi tutt’altro che remota, al punto che secondo “la Repubblica” Bove avrebbe già fornito il consenso informato e l’intervento, una breve operazione in anestesia local, potrebbe avvenire a breve giro di posta.
Si tratterebbe dello stesso dispositivo adottato per il centrocampista Christian Eriksen, dopo il malore accusato in campo nel 2021 agli Europei, come per il danese ne precluderebbe la prosecuzione dell’attività agonistica in Italia.
Se al momento ogni ipotesi è prematura, proprio questi precedenti lasciano a Bove – in prestito alla Fiorentina ma destinato al rientro alla Roma, visto l’obbligo di riscatto condizionato al 60% delle presenze – la speranza di tornare in campo.
FONTE: Il Tempo – F. Cicciarelli