Torino fa male, ma non c’è tempo per piangersi addosso. Indubbiamente la sconfitta all’Allianz Stadium pesa sul morale e sulla consapevolezza della Roma che doveva uscire da un inizio claudicante dopo una grande impresa europea e invece è incappata nel primo ko stagionale. Ѐ un trauma, indubbiamente, ma come in ogni percorso può essere il viatico migliore per evolvere.
Solo due vittorie in sei gare hanno insegnato alla Roma che non esiste sfida in questa Serie A in cui si possano concedere amnesie difensive, o mancare di cinismo in zona gol senza pagarne le conseguenze; Spugna e il suo staff rivaluterà probabilmente l’importanza delle rotazioni nell’undici iniziale nelle gare ravvicinate per non pagare in ritmo ed efficienza; tutti hanno imparato che un trionfo inatteso non basta a risolvere i problemi e che possono bastare 45’ e una direzione di gara indubbiamente non attenta (per usare un eufemismo senza rientrare nella polemica)per rimettere in dubbio tante certezze.
Sono lezioni, sono traumi per evolvere. E non sono solo i traumi a rientrare nella categorie delle cose da non buttare del ko a Torino, perché nel finale di secondo tempo la squadra una reazione l’ha avuta (seppur non devastante), perché giocatrici come Troelsgaard, Pilgrim e Glionna hanno dimostrato di poter dare una mano importante nelle partite, magari anche dall’inizio. Risorse in più che il mercato a costo 0 (di questo risponde la società e non il settore femminile nello specifico) ha dato solo parzialmente ma che posso risultare comunque importanti.
Traumi per evolvere e bei segnali da mettere in cascina, il tutto però possibilmente entro giovedì. Alle porte c’è già una gara di Champions in Turchia con il Galatasaray per legittimare i 3 punti aurei contro il Wolfsburg e poi c’è il Milan in campionato nel week-end: gli impegni ravvicinati, gestendo bene le forze possono essere anche un vantaggio, “basta” tornare a essere la vera Roma. Una volta per tutte.
FONTE: Il Romanista – L. Frenquelli