Non è stato il risultato che avrebbe sperato, a un certo punto. Ma non è stata nemmeno la sconfitta che avrebbe temuto, al punto di partenza. Alla fine Paulo Fonseca ha frenato la corsa della Juventus, ridimensionato le fanfare per Andrea Pirlo, riabilitato se stesso agli occhi del mondo. Una domenica interlocutoria eppure determinante per rafforzarne la posizione all’interno della Roma, proprio sotto gli occhi dei Friedkin che nel dopo-partita all’allenatore hanno fatto arrivare anche i complimenti.
Se Dzeko, il grande punto interrogativo della vigilia, avesse portato a sublimazione una performance di ottimo livello sfruttando almeno uno dei due match-point, adesso parleremmo di un Fonseca geniale che con l’intuizione di Pellegrini a centrocampo ha saputo mettere a nudo i limiti attuali della Juve. Così non è stato, la classifica resta deficitaria, ma la Roma può respirare un po’ di leggerezza, con il senso di sollievo di quando ieri sulla capitale è spuntato il sole dopo 72 ore ininterrotte di pioggia.
Molto va ancora costruito, in questo cantiere romanista, a cominciare dal mercato. Ma le basi sembrano interessanti, anche se la rosa in questo momento non è lunga come Fonseca vorrebbe. Così si spiegano i soli cinque cambi effettuati in due partite, nonostante la possibilità di arrivare a dieci in totale (come ad esempio hanno fatto Rino Gattuso al Napoli e tanti altri colleghi).
Nessuno, tra i gli allenatori che hanno già vissuto due giornate di campionato, ha fatto così poche sostituzioni. E la risposta è nel contributo che la Roma ha avuto, tanto a Verona quanto domenica contro la Juve, dai subentrati. Bruno Peres, entrato sul 2-1, ha fatto molto peggio di Santon, che da esterno destro si è opposto con dignità a Ronaldo. (…)
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida