Potrebbe essere oggi, ma non è affatto scontato, il giorno in cui verrà svelato il nome del nuovo allenatore della Roma, il terzo in sole 12 giornate di campionato, il quarto in 10 mesi. Roba da far impallidire i vecchi, focosi presidenti mangia allenatori di un tempo come Zamparini, Gaucci, Preziosi. Loro facevano e disfacevano in modo esagerato, vulcanico, ma ci mettevano sempre la faccia, le parole ed erano presenti. I Friedkin, proprietari americani, invece sono freddi, distanti, da tempo assenti. Si conosce l’entità della mole di denaro messa nella Roma (900 e passa milioni di euro), ma non la loro voce.
Ma fossero state sbagliate solo le scelte sui tecnici… Nella Roma sono stati tritati in pochi anni una quindicina di dirigenti in tutti i settori del club col risultato di ritrovarsi, dopo aver speso così tanti soldi, una società vuota. Nella Roma nonostante una Conference vinta, una finale e una semifinale di Europa League, non è stato costruito nulla di duraturo. Non è stato tracciato un solco, non è stata data una identità, non è stato formato un management solido e credibile.
Società debole significa quasi sempre squadra debole, esposta a troppi venti. Oggi a deprimere i tifosi, più della classifica è la gestione approssimativa del club. Mancano un Ceo, un direttore area sportiva, un ds più esperto dell’attuale (Ghisolfi), un allenatore (e tralasciamo le aree commerciale, marketing e comunicazione). Questa pausa per le nazionali deve servire ai Friedkin (che mancano a Roma dall’esonero di De Rossi) per rifare la Roma, magari senza ostracismi verso professionalità italiane che conoscano la Serie A.
FONTE: La Gazzetta dello Sport