Mapei Stadium, termine corsa del treno. La Roma dice addio a un piazzamento Champions e precipita in un baratro: è al settimo posto, dove chiuse il primo campionato della gestione americana, con Luis Enrique allenatore e Di Benedetto presidente. Certo, stavolta mancano 9 partite. Ma il 2-2 col Sassuolo ha certificato anche il sorpasso della Lazio e l’Atalanta è lontana 7 punti: oggi i giallorossi farebbero la nuova Conference League, la Serie C dell’Europa.
Il passo del gambero di Paulo Fonseca è iniziato con il ritorno delle coppe a febbraio: prima di affrontare il Braga, ricordò spocchioso che “a inizio stagione ci davano tutti il tra il sesto e settimo posto, invece siamo terzi”.
Un peccato di hybris che sta espiando a un prezzo altissimo. Precipitato proprio dove voleva la più malevola delle previsioni per i gol dei due giovanotti nati nel Duemila: Hamed Traoré prima, per pareggiare il rigore di Pellegrini. Poi, a rimettere in equilibrio la rete segnata da Bruno Peres, il più giovane capitano di questo campionato, Giacomo Raspadori.
Il 2-2 conferma la regola dei due gol incassati dai giallorossi: altrettanti ne avevano presi da Napoli e Parma. Ma anche col Milan, prima delle parentesi felici contro Genoa e Fiorentina. Fonseca prova a fotografare una realtà distorta in cui la Roma “ha meritato, siamo ancora in corsa per la Champions“. Giovedì ad Amsterdam, nei quarti di Europa League contro l’Ajax, la realtà tornerà a bussare alla sua porta.
FONTE: La Repubblica – M. Pinci