Non si può cantare e portare la croce, sostiene un vecchio adagio che parla di sofferenze e della necessità di concentrarsi su di esse senza altre distrazioni. Gian Piero Gasperini avrebbe probabilmente voluto togliersi qualche sassolino dalle scarpe in un’intervista post mercato abbastanza inedita rilasciata ieri ai canali del club, eppure ha gettato acqua sul fuoco, alleggerendo la pressione sulla società per spostare tutti i ragionamenti sul campo. Almeno fino a gennaio. Ciò che è stato fatto, cioè otto acquisti in una sessione di mercato comunque finalizzata a rivoluzionare la rosa abbattendo età media e monte ingaggi, «fa parte del progetto e del motivo per cui mi sono trovato allineato ai Friedkin». La volontà di costruire a Roma un percorso con calciatori giovani e di prospettiva, dunque, è immutata. Come l’insoddisfazione per un attacco al quale manca forse il salto di qualità – (…) – anche se Gasperini ha evitato di mostrarsi polemico, preferendo far passare dei messaggi tra le righe.
Ad esempio, è abbastanza evidente come l’allenatore ora senta sulle proprie spalle un peso notevole. Talmente ingombrante che la parola Champions è sparita dal suo vocabolario. Un mese fa, non a caso, disse che «l’obiettivo quarto posto dipenderà da quanto ci rinforzeremo in attacco». Dalla sua parte avrà i tifosi, che già lo considerano come un capopopolo alla Mourinho: più di qualcuno vede già tanti punti in comune tra due allenatori esigenti (lì dove l’esigenza è parente stretta dell’ambizione) e carismatici, che quando pungolano i loro club lo fanno con l’obiettivo di alzare il livello. Anche se, a detta di Gasp, «quest’anno la presenza della società è stata molto più continua ed efficace».
«Per alcuni mesi conteranno solo le partite, bisogna mettere un punto e guardare avanti», ha aggiunto. Ma cosa è successo davvero nelle ultime ore di trattative senza fuochi d’artificio? Questa è la versione di Gian Piero: «Sono state un po’ travagliate, magari si prova a fare quello che non viene fatto in tante settimane e tutte le società si muovono. È chiaro che la Roma aveva ancora la voglia e anche la necessità di fare qualcosa. Secondo me però le operazioni dell’ultimo giorno, seppur la società le avrebbe avallate economicamente, non avrebbero portato un vantaggio tecnico. Magari la società avrà la possibilità di farlo con più tranquillità, con più calma e anche con più successo nel prossimo mercato».
L’asticella è dunque già spostata a gennaio, dove l’attaccante che non è arrivato adesso – Sancho, Gimenez, George, Dominguez ed Embolo quelli trattati fino al gong – potrà magari approdare. Gasperini ha fatto i conti, per lui la matematica non è un’opinione: «È arrivato Wesley a destra in un ruolo che l’anno scorso spesso era coperto da Soulé. El Aynaoui ha sostituito Paredes e Gourna-Douath. Ecco, io ho preferito un centrocampista in meno per avere un attaccante in più». Però non è arrivato: «In avanti abbiamo Ferguson e Bailey per Shomurodov e Saelemaekers. Ora voglio recuperare Dovbyk, Baldanzi e lo stesso Pellegrini».
Gasperini ha voluto sottolineare «la comunione d’intenti» e «il feeling» con la proprietà, citando anche i paletti del fair play finanziario ma ricordando che «non ci sono state le disponibilità di altri anni». Il rapporto con la piazza è già una simbiosi: «C’è grande passione, la gente ci sostiene, l’obiettivo è quello di dare creare una connessione tra squadra, tifosi e proprietà». Alla domanda che l’ufficio stampa gli ha posto sulle possibili tensioni con Massara, il tecnico ha infine risposto senza entrare nel merito: «Sono due mestieri diversi. È chiaro che ci deve essere una sinergia importante tra ds, allenatore e società. C’è bisogno di fare squadra. Quando io pretendo una squadra in campo, non lascio tanti battitori liberi che vadano per conto loro. E così deve essere anche con la società».
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. Marota











