Sì, dev’essere lui «l’uomo giusto». Ovviamente con la speranza che lo sia pure il momento e che questa storia non venga etichettata, sulla scia di tante altre, come la più classica avventura nella quale due anime gemelle s’incontrano nel tempo sbagliato. Dan Friedkin ha definito così Gian Piero Gasperini nel giorno in cui ha annunciato al mondo di averlo preso, tra l’altro strappandolo alla Juventus che stava cominciando a muoversi per riportarlo a Torino. La definizione è tutt’altro che casuale. L’imprenditore ha scelto Gasp, insieme a Claudio Ranieri, per «le sue tecniche innovative, per la cultura del lavoro e per una straordinaria capacità di valorizzare i giocatori», come ha fatto scrivere nel comunicato pubblicato dalla società. Quest’ultimo aspetto, la valorizzazione, è centrale nel piano triennale che tecnico e proprietà hanno deciso di intraprendere insieme. «Siamo allineati», ha ribadito recentemente l’allenatore. (…)
In questo lungo percorso, la Dea ha completato un numero altissimo di plusvalenze, acquistando a poco e cedendo a molto. I 20 affari più convenienti dell’era Gasp a Bergamo hanno portato nelle casse del sodalizio di Percassi circa 460 milioni di plusvalore, dai 4,8 di Freuler (pagato 3,5 e venduto a 8,3) ai 56,8 di Hojlund, che l’Atalanta prelevò dallo Sturm Graz per 21 milioni e salutò incassando dal Manchester United un assegno da 77,8, senza dimenticare Koopmeiners (+44,4), Kulusevski (+39), Romero (+33,6) e Bastoni (+31,1), solo per citarne alcuni. Cristante e Mancini, che hanno compiuto il percorso da Bergamo a Roma a un anno di distanza l’uno dall’altro (2018 il primo, 2019 il secondo), ha fatto realizzare ai nerazzurri una plusvalenza complessiva da 43,2 milioni, con i giallorossi che ne hanno investiti circa 55 per i due cartellini. Altre spese in un’altra epoca. (…)
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. Marota











