Scacco matto, in tre mosse. La Roma così è riuscita ad espugnare San Siro ed a portare a casa una vittoria pesantissima, di quelle che possono fare la differenza per il presente, ma anche per il futuro giallorosso.
Giocando per gran parte della partita senza una punta vera di ruolo, sfruttando al massimo la sua qualità sulle palle inattive e aumentando la consapevolezza di essere forte e di potersela giocare alla pari con tutte le big del campionato. Tre mosse che hanno fatto la differenza e hanno portato i giallorossi ad un successo che José Mourinho si è gustato da solo, dentro un pullmino rigorosamente allestito ad hoc, per lo studio e l’analisi della partita.
Che Mou avesse deciso di giocare senza riferimenti non lo aveva capito né pensato nessuno. Neanche gli stessi giocatori, che lo hanno saputo ad un soffio dal match. “Che volesse giocare così ha sorpreso anche noi, non ci ha fatto capire niente in allenamento, ce lo ha detto solo prima della partita“. Una genialata, insomma, classica di Mou e dei suoi conigli estratti dal cilindro.
Così davanti la Roma ha giocato senza un centravanti vero, ma con Pellegrini che andava a pressare Asslani in fase di non possesso, spingendosi spesso a fare anche il riferimento offensivo. Un po’ lui e un po’ Zaniolo, a seconda della situazioni di gioco. Questo per almeno 58 minuti, quando Mourinho ha deciso di cambiare Dybala con Abraham. Ma inizialmente anche l’inglese è andato a giocare laterale, a sinistra, con il capitano ancora dedito a quel lavoro.
Il gol decisivo, quello di Smalling, è arrivato poi da punizione indiretta, con uno stacco perentorio del difensore inglese che ha dato i tre punti ai giallorossi. Da quando è alla Roma Chris è al suo quinto gol di testa meglio in Serie A hanno fatto solo Bremer (7) e D’Ambrosio (6). A questi 5 va aggiunto anche quello allo Zorya nella scorsa Conference League. Ma più in generale sono proprio le palle inattive ad essere un’arma segreta della Roma. Tra campionato e coppe con Mourinho da questo fondamentale sono arrivati 29 gol.
E poi c’è una rinnovata consapevolezza, quella di potersela giocare con tutti. Lo scorso anno, ad esempio, contro Inter, Milan e Juventus arrivarono ben sette sconfitte su sette partite (tra campionato e Coppa Italia), in questa stagione sono già in cascina quattro punti in due gare, con il pareggio di Torino contro la Juventus e la vittoria di sabato a Milano con l’Inter.
FONTE: La Gazzetta dello Sport
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