Il presupposto è che Paulo Dybala è un calciatore decisivo. Lo è talmente che dovrebbe giocare tutte le partite, ma se riuscisse a farlo, di certo la Roma non lo avrebbe strappato alla Juventus a parametro zero. E allora la scelta aziendale di un anno e mezzo fa è stata quella di prendere un fuoriclasse pagando un ingaggio da 5/6 milioni a stagione, ma soggetto a infortuni muscolari.
Nonostante i vari stop l’argentino ha avuto un impatto dirompente sulla Roma segnando un totale di 32 gol e realizzando 15 assist. Non solo, perché parte delle reti messe a segno sono state decisive. Quest’anno, ad esempio, grazie a Dybala sono arrivati in campionato ben 10 punti, tra gol decisivi da due punti come quelli contro l’Empoli, l’Udinese, la Salernitana e il Torino che si aggiungono a quelli con Sassuolo e Atalanta da un punto (con i neroverdi il gol vittoria è stato di Kristensen, ma Paulo gli ha servito l’assist).
Quelli in Serie A hanno portato un totale di 10 punti, ne sono stati decisivi ben sette e spesso hanno influito anche gli assist. Buono lo score anche in Europa League in cui ha segnato il gol dell’1-0 con l’Helsinki, ma soprattutto quello del 2-1 al ritorno con il Feyenoord senza il quale la Roma non avrebbe potuto giocare i supplementari e vincerli. Infine, in Coppa Italia ha segnato l’1-0 al Genoa che ha permesso il passaggio del turno ai quarti.
Tutti questi risultati, Dybala li ha ottenuti disputando 29 partite da titolare su 55 il primo anno e 25 su 41 il secondo. In totale, in due anni, i giallorossi hanno giocato 96 partite e Paulo è partito dall’inizio in 54 di queste, si tratta del 56% delle partite. Poco più della metà. Per infortunio ne ha saltate 32 ed è stato fermo 159 giorni in due anni. Ha quindi compensato la sua fragilità con le qualità da fuoriclasse. Vanno poi considerati i numeri extra-campo: Dybala è uno dei giocatori che ha fatto vendere più maglie e contribuito a rendere il marchio Roma internazionale. Fattori ai quali i Friedkin sono particolarmente attenti.
FONTE: Il Messaggero