Quel che poteva essere, quel che non è stato. Paulo Dybala prometteva molto più di quel che ha mantenuto, ma non è stata tutta colpa sua. Dybala ha pagato una fragilità di fondo. La scheda su Transfermarkt certifica 30 infortuni per un totale di 112 partite perse, ma forse è una stima per difetto. Dybala è un 10 classico, per giunta mancino puro, e se nasci argentino di piede sinistro, sei condannato a un destino di paragoni schiaccianti. I più anziani raccontano la storia di Omar Sivori, i diversamente giovani beatificano Diego Maradona, i ragazzi dicono che come Leo Messi non c’è stato e non ci sarà mai nessuno.
C’è stata una sera in cui sembrava che Dybala ce l’avesse fatta a decollare verso il cielo dei grandi numeri 10, è stata la notte di Juve-Barcellona 3-0, quarti di finale della Champions 2016-17. E adesso l’Arabia, a soli trent’anni, per garantirsi una vita agiata perenne. Dybala guadagnerà una montagna di soldi, ma pagherà il prezzo dell’addio al calcio vero. Paulo non è ancora partito e già ci manca il suo movimento da destra a sinistra, per rientrare e tirare di mancino. Non ha percorso l’ultimo miglio, non è entrato nel club dei grandissimi come Maradona, Messi o Baggio. Sarà ricordato bene lo stesso.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – S. Vernazza