Thiago Motta ha spiegato il suo progetto per la Juve dove l’unica cosa che conta è vincere. Conte ha messo sul piatto la sua ambizione, Gasperini ha spaventato la concorrenza dicendo che l’Atalanta vuole ancora di più. Fonseca ha chiarito che è arrivato in un Milan che nel dna ha il fattore alzare trofei. Inzaghi ha puntali zzato come lìInter voglia il bis. Baroni ha sottolineato come il suo arrivo alla Lazio sia il punto più alto della sua carriera. (…) E poi c’è il silenzio, non crediamo per sua scelta, di Daniele De Rossi.
Siamo convinti che lo sappia bene anche l’allenatore giallorosso, ma da persona intelligente qual è, si è allineato senza far troppo rumore (almeno peni momento) a quelle che sono le direttive della proprietà che ha fatto della riservatezza un’esasperazione oltre i confini della realtà. Eppure sarebbe cosa buona e giusta se il tecnico della Roma illustrasse, a grandi linee per carità, quale sia la sua idea per la costruzione della sua prima, autentica, Roma da allenatore.
Che ci direbbe De Rossi a proposito di un centravanti che ancora non c’è? E di un esterno destro titolare che continua a latitare a meno di un mese dal via del campionato? E di un altro centrocampista di gamba, box to box, che è tuttora un’idea? E di un centrale difensivo per arricchire un reparto che come alternative ha uno Smalling che è tutto un quiz e un Kumbulla che a Sassuolo è ricercato come Jesse James? E di un attaccante esterno in grado di garantire qualità e gol? E di una panchina che deve essere arricchita? E di una serie di cessioni (Solbakkenn, Shomurodov, Darboe, Karsdorp) che dovrebbero aiutare ad aumentare il budget?
FONTE: La Repubblica – P. Torri