Spero che per paradiso Ivan Juric intenda il suo, quello in cui ascolta il Death Metal dei Carcass o dei Napalm death, perché è così che la Roma deve giocare stasera. Suono distorto, improvvisi cambi di tempo (e di campo), batteria possente con doppia cassa, raddoppi, senza colpi di tacco o sviolinate, ma un muro sonoro, forsennato, un tripudio di velocità, pressing e aggressività. Con la curva che quando entra, dopo una protesta che ha santi motivi, si mette a pogare. Poche volte ci hanno dipinto così sfavoriti con l’Inter e in fondo sarebbe sorprendente sorprendersi, perché visti da fuori più o meno ci vedono così: una società senza un ad, con un ds che è arrivato dopo sei mesi col ruolo scoperto, con i proprietari che non si vedono a Roma da tempo (e non si capisce perché ci si arrabbi coi ragazzi della curva per 15’ di “assenza” sofferta e sentita) che hanno appena comprato l’Everton, un capitano fischiato, un allenatore che è arrivato cinque partite fa chiamato dall’ad che è stato “fatto dimettere”, dopo che lo stesso aveva cacciato un allenatore a cui tre mesi prima avevano rinnovato un contratto, per tre anni, e che a sua volta aveva sostituito un tecnico-mito per 8/9 dei tifosi della Roma. Quando è così però un romanista si esalta. Poi l’Inter se non è rivale “premium” poco ci manca. (…)
La storia di Roma-Inter è inversamente proporzionale alla durata delle conferenze di Ivan Juric: infinita. È la partita che abbiamo giocato di più, è la squadra a cui abbiamo segnato di più. Ci abbiamo vinto le ultime due coppa Italia, quando abbiamo vinto i nostri tre scudetti li abbiamo battuti tutte e tre le volte qui e tutte e tre le volte sono state decisive; contro l’Inter De Rossi è diventato il mare di Roma, Giannini non ha giocato la sua partita d’addio, Di Bartolomei ha segnato il suo rigore e Tancredi l’ha parato a Beccalossi, Toni ha messo un punto esclamativo nella rincorsa scudetto, Cassano fatto un tunnel a Helveg con stop e colpo di tacco incorporato, Totti il suo 100esimo gol, Losi l’esordio, Cerezo sbagliò due rigori, Falcao disegnò traiettorie impercettibili codici di geometrie esistenziali (…).
Era un Roma-Inter quando per la prima volta i tifosi regalarono un mazzo di fiori a Pierino Pratini. Da quel giorno , era il 25 gennaio 1975, ogni volta che Pierino Prati entrava in campo i tifosi gli regalavano fiori. È una delle immagini più belle della nostra storia, non solo della storia di Roma-Inter. Ma oggi non mettete fiori nei vostri palloni, suonate a tutto volume Death Metal a tutto campo. Sperando poi di sentire alla fine quel «vavavavava che ci fa sentire eccetera» convinti che, se dovesse andare così, anche Ivan Juric sarebbe contento di ascoltare Antonello Venditti. (…)
FONTE: Il Romanista – T. Cagnucci