Vederlo apparire in tribuna stampa, ormai, non fa quasi più notizia. Complici le squalifiche in Europa League, José Mourinho ha scoperto questo nuovo modo di seguire le partite: lo ha fatto anche a San Siro, assistendo, però, a una prestazione che ha destato l’ira di una frangia sempre più ampia della tifoseria giallorossa. Rimane complesso capire perché, in alcune situazioni, una squadra che anche in difficoltà può contare su giocatori di una certa cifra tecnica (Paredes, Aouar, El Shaarawy, Lukaku, solo per rimanere a domenica sera), scelga scientemente di pensare soprattutto a non prenderle, provando a darle quando è troppo tardi.
Sarebbe ingeneroso e scorretto dire che il tifo romanista è spaccato in due parti eguali: la fotografia più attendibile è quella di una maggioranza, rumorosa e affettuosa, sempre presente sugli spalti di un Olimpico i cui sold out consecutivi ormai quasi non si contano più, che come Bove sarebbe disposta a morire per Mourinho.
C’è poi un’altra parte, numericamente inferiore e certamente più silenziosa, che inizia a mostrare il volto della rassegnazione: fino a che punto è lecita la rinuncia al gioco? Può davvero essere sempre colpa di qualcun altro? È forse l’apoteosi del Mourinho divisivo: prima spaccava il mondo intero, tra chi era con lui e chi era contro di lui. Adesso riesce a farlo persino all’interno della sua stessa tifoseria, tra petti battuti con fare solenne e ammiccamenti all’Arabia, con un contratto ancora da rinnovare così come quello di Tiago Pinto.
Resta però questo fascino, magari un po’ decadente ma ancora irresistibile. È quello con cui convince Lukaku a imbarcarsi nell’avventura romanista rinunciando ai milioni dell’Arabia, con cui seduce Dybala che, nei suoi momenti di forma, a Roma ha mostrato brani di calcio meravigliosi. I mesi che porteranno da qui alla fine della stagione saranno, a quanto sembra, gli ultimi di un matrimonio perfetto: c’è un posto in Champions da conquistare e una cartina dell’Europa con una puntina fissata su Dublino, ultimo atto dell’Europa League 2023/24.
FONTE: Il Foglio