Costo: ventiquattro milioni e settecentomila euro. Stipendio: sette milioni lordi, bonus esclusi, bonus peraltro ovviamente mai maturati. Partite ufficiali della Roma in due anni e un pezzetto: cento. Presenze: trentadue. Da titolare: diciannove. Minuti giocati complessivi: millecinquecentottantacinque. Partite giocate tutti i novanta minuti: tre (Roma-Atalanta 3-3; Roma-Milan 2-1; Roma-Virtus Entella 4-0). Gol: tre, tutti in campionato. Ultima convocazione: ventisette luglio scorso (prendete nota di questa data), panchina contro il Torino. Scadenza contratto: trenta giugno duemilaventitrè. Chi è? Siamo certi che la risposta è corale e totale: Javier Pastore.
L’argentino portato dal senor Monchi acquistandolo dal Psg dove l’emiro, pensa te l’emiro, sta ancora festeggiando. Tutto è stato meno che un successo. Volendo si potrebbe pure dire di peggio. Ma tant’è. E il problema, pur augurando all’argentino di tornare a essere sano e abile per giocare, rischia di protrarsi fino al trenta giugno del duemilaventitrè, con tutte le conseguenze economiche su bilancio e monte ingaggi. Conseguenze che, vista la situazione dei conti giallorossi, sarebbe cosa buona e giusta evitare.
Non stiamo qui a discutere le qualità tecniche di un calciatore che quando è stato bene (parecchi anni fa), ha deliziato la platea palermitana e poi parigina con giocate che voi umani… Qui a Roma, al contrario, lo ricordiamo per un paio di colpi di tacco e qualche altra giocata meravigliosa, giocate però che si contano sulle dita di una mano. Ma da tempo, troppo tempo, non è più così. Dopo due anni trascorsi più in infermeria che in campo, l’undici agosto scorso si è operato a Barcellona con la speranza di poter, prima o dopo, rispondere all’appello di Fonseca. Allenatore, peraltro, che quando l’argentino è stato in condizioni accettabili, gli ha dimostrato una certa fiducia mandandolo in campo con un pizzico di continuità soprattutto in un periodo in cui aveva quasi più giocatori infortunati che disponibili.
Tuttora Pastore non è a disposizione, è in una fase di riabilitazione che prima o dopo dovrebbe consentirgli di tornare ad allenarsi con i compagni. Il guaio è che alla Roma più che il prima temono il dopo, soprattutto in considerazione del recente passato che non alimenta troppe speranze. Il procuratore dell’argentino, Marcelo Simonian, nei giorni scorsi ha rilasciato un’intervista in cui si è detto ottimista a proposito del ritorno del suo assistito al ruolo di giocatore: «Pastore sta facendo riabilitazione, sta molto bene, a breve sarà a disposizione». Poi, però, quando gli è stato chiesto di quantificare a breve, ha parlato di «fine novembre, inizio dicembre». (…)
FONTE: Il Romanista – P. Torri