No Dovbyk, no party. Sta diventando una triste consuetudine: se non segna il gigante ucraino, la Roma la porta avversaria la vede in cartolina. Nell’ultimo quadriennio, mai la Roma aveva segnato così poco: appena 10 volte. Un totale che non fa arrivare i giallorossi nemmeno ad una rete a partita. Ma c’è di più: la penuria offensiva va di pari passo con difensori e centrocampisti che non riescono ad essere più incisivi come lo erano in passato. Ad oggi, invece, in gol sono andati i soli Pisilli e Cristante (con clamorosa deviazione di Busio) in una partita contro il Venezia.
Un quadro che spiega il momento che sta vivendo la Roma. Una squadra che si aggrappa al suo centravanti che però, da qui al termine della stagione, non potrà giocare sempre. E dietro, Shomurodov, non può essere l’uomo che lo sostituisce. L’uzbeko è un calciatore che ha fatto fatica in palcoscenici minori, figuriamoci alla Roma. Da qui a gennaio il cammino è lungo. Quindici gare, compreso il derby pre-Epifania, sono tante. E la Roma deve ritrovarsi. Come? Il richiamo all'”essere bestie” di Juric non basta. Servirebbe quindi una manovra che permettesse alla Roma di tenere forse meno il pallone e cercare un gioco più verticale, sfruttando la qualità dei suoi elementi nell’uno contro uno.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina