Cacciare José Mourinho è stata una scelta coraggiosa. Affidare la Roma a un tecnico praticamente esordiente come Daniele De Rossi è stato un atto altrettanto coraggioso. Tutto si può dire, Insomma, tranne che Dan Friedkin sia un pavido. Anzi, è un uomo che se l’è rischiata (o che ci ha visto lungo, fate voi) e che adesso sta raccogliendo i frutti delle sue spericolate mosse. Impossibile, però, vista la situazione non chiedergli un altro gesto spavaldo, fermo, deciso: la conferma di DDR sulla panchina della Roma.
Non tanto (non solo) perché Mister De Rossi sta facendo (molto) bene, ma perché lasciar andar via senza pensarci un migliaio di volte, senza valutare i pro e i contro pure a lunga scadenza legati a un uomo/professionista di quel livello, sarebbe soluzione concettualmente sbagliata. Per variegati motivi, e non tutti strettamente legati alla caratura tecnico- tattica dell’allenatore giallorosso. Uno che, spiegando il suo sistema di gestire gli “esseri umani” (cit. DDR) del suo gruppo, tira in ballo Gregg Popovich, Phil Jackson e/o Julio Velasco; uno che usa sempre “noi” e mai “io”; uno che non nasconde e non si nasconde.
Uno che, ovviamente, sa di calcio come pochi. E che tratta la materia con l’esperienza del veterano di mille battaglie vissute dall’altra parte della barricata dello spogliatoio. Uno che, per questo, conosce a fondo chi sono e come ragionano i calciatori. “Io non ho fatto niente, la verità è che ho a disposizione giocatori fortissimi, uomini che altre squadre cl invidiano”. Uno così, Mister Dan, può non essere ancora l’allenatore della Roma?
FONTE: Il Corriere della Sera – M. Ferretti