La rabbia dei tifosi – con tanto di striscione fuori Trigoria -, la furia di Dan Friedkin e l’amarezza del primo obiettivo stagionale che sfuma a gennaio, appesantita dal contemporaneo derby perso senza segnare neanche un gol per la quarta volta consecutiva. A tutto questo, elencato in doveroso ordine d’importanza, è chiamata a rispondere la Roma sul campo, a partire da domani sera, quando a San Siro, contro il Milan, partirà il girone di ritorno dei giallorossi. Un match complicato, per la forza dell’avversario – seppur reduci anche loro dall’eliminazione in Coppa Italia, i rossoneri sono comunque saldamente terzi in classifica – e per le condizioni fisiche con le quali arriva la Roma.
Mourinho saprà soltanto questa mattina se potrà puntare o meno su Dybala – al massimo in panchina -, mentre ha già salutato Azmoun, partito per il Qatar, dove in queste settimane scenderà in campo con la maglia del suo Iran per la Coppa d’Asia. A loro vanno aggiunte le assenze dei vari Ndicka, Aouar e Renato Sanches, oltre ai lungodegenti Smalling e Abraham, senza contare il fatto che tanti di quelli a disposizione sono ormai in riserva.
Dove non arriveranno le gambe però, dovrà arrivare la grinta e lo spirito di sacrificio. Una squadra che, nei due anni e mezzo di gestione Mourinho, ha già dimostrato tante volte di riuscire ad andare oltre i suoi limiti, è chiamata a gettare il cuore oltre l’ostacolo, reagendo con la testa prima, con muscoli e tecnica poi.
Spesso un derby, soprattutto a Roma, ha il potere di spostare i giudizi sul percorso di una delle due squadre. Provando però a fare un difficile esercizio di memoria e tornando al giorno dopo Roma-Atalanta 1-1, le considerazioni che venivano fatte su Mourinho e i suoi erano tutte – o quasi – piuttosto positive. Con più o meno la stessa situazione d’emergenza di cui sopra, infatti, i giallorossi erano usciti a testa alta da un ciclo infernale di scontri diretti a cavallo delle feste.
La convincente vittoria contro il Napoli, prima della sconfitta – immeritata e di misura – a Torino e il pareggio con tanti rammarichi contro Gasperini e i suoi. Per carità, nulla di straordinario, ma certamente un buon cammino, per una formazione che storicamente soffre i big match e che invece, per la prima volta nei tre anni di Mou, era riuscita ad imporsi sul piano del gioco.
A rovinare il tutto ci ha pensato un derby perso e giocato male, che ha acceso la rabbia di club e tifosi, gettando ombre sul futuro. Nel calcio, però, gli umori dipendono solo e soltanto dai risultati, ecco perché una reazione d’orgoglio a Milano, magari accompagnata da dei punti, potrebbe di colpo far intravedere di nuovo un timido sole dietro il grigio di queste ore sopra Trigoria.
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FONTE: Il Romanista – S. Valdarchi