L’anno scorso José Mourinho fece sentire per la prima volta nella nuova stagione la sua voce in una conferenza stampa solo il 19 agosto, presentazione della prima giornata di campionato, quel Roma-Salernitana che insieme alla sfida di Verona della settimana successiva avrebbe poi rappresentato il più grosso rimpianto del campionato: era una Roma in maschera, si persero cinque punti su sei, distacco alla fine costato la Champions.
In precedenza, Mou s’era concesso in esclusiva al Corriere dello Sport, l’8 agosto, fregandosene in quel caso di chiedere permessi societari: fu un (altro) colpo (reciproco) alla fiducia. (…) Ma perché indulgiamo nelle vicende di un anno fa? Perché non ci sorprende affatto che in questo momento alla Roma nessuno avverta il richiamo del microfono per definire pubblicamente ciò che probabilmente è incerto anche nei pensieri più privati.
Mancano due giorni alla prima amichevole, 34 all’esordio in campionato, e dei 12 acquisti ragionevolmente necessari per rinforzare la rosa della Roma al momento ne è arrivato solo uno, l’ottimo Le Fée, più il giovanissimo Buba Sangarè, talento da coltivare al calduccio della Primavera (di Falsini, ammesso che il club confermi che sia proprio lui il tecnico che sta lavorando con i ragazzi). In questa fase così incerta che si potrebbe dire di intelligente? (…)
Non fatichiamo a credere che l’allenatore della Roma oggi sia preoccupato più o meno quanto Mourinho l’anno scorso, ma conoscendo l’ambiente in cui è vissuto per quasi tutti i giorni della sua vita, con le brevissime eccezioni di Buenos Aires e Ferrara, Ddr non si permetterebbe mai di farsi fotografare con il fantasma del numero nove (…) Daniele è innanzitutto un uomo leale e peraltro ogni sua preoccupazione è esclusivamente mirata a fare della Roma una squadra di primo livello, non è “contro” nessuno.
Allo stesso modo, non si può certo pretendere che a parlare sia uno dei Friedkin (non lo hanno mai fatto, anche nei momenti più sereni) o l’amministratore delegato Lina Souloukou: il club ha scelto la strada della discrezione e preferisce che a parlare siano i fatti. (…) A maggior ragione non si può pensare che ad affrontare i giornalisti sia Florent Ghisolfi, il ds arrivato in gran segreto lo scorso 3 giugno (…) Serve tempo, appunto.
Nel frattempo però a Napoli Conte ha già fatto sentire la voce del padrone (imponendo anche la presenza cuscinetto, tra sé e il resto del club, del fidato Lele Oriali), a Milano hanno presentato Inzaghi e Ibra si è messo addirittura a far da garante per Fonseca, a Firenze Palladino, a Bologna Italiano, persino a Formello hanno già esposto i rispettivi punti di vista presidente, ds e nuovo allenatore e presto parlerà anche Motta alla Juventus.
Ma non conta chi parla prima. Conta chi prima arriva a maggio. Anzi, chi arriva nei primi quattro a maggio. Al momento, insomma, non ci sono colpevoli.
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FONTE: Il Romanista – A. Di Carlo