La Roma è in finale di Conference. Che solo a dirlo così mette i brividi. Quelli provati ieri in un Olimpico che ha visto 70mila giocatori sconfiggere il Leicester e strappare il biglietto per Tirana dove una squadra italiana cercherà di alzare un trofeo europeo che manca dal 2010. Indovinate chi lo vinse? Mourinho con l’Inter, lo Special One che ha rigenerato una città e che ha regalato alla Roma un traguardo mancante dal 1991. Contro chi? Il Feyenoord, proprio quello dei barbari che distrussero la fontana della Barcaccia di Piazza di Spagna nel 2015.
Ma partiamo dall’inizio di un film bellissimo. Già alle 18 l’Olimpico cominciava a riempirsi fino a occupare anche l’ultimo seggiolino. Ci sono anche Totti e Ranieri (applaudito e commosso), ci sono i Friedkin, c’è una coreografia profetica: «In Britannia tutti temevano il nome dei romani». Ma ci sono soprattutto Pellegrini e compagni.
Il capitano ha illuminato subito la scena: punizione, tiri e un assist al bacio per Abraham che di testa buca Scheimechel junior (il papà era stato bucato sempre in una semifinale europea da Voeller). L’inglese che ama l’amatriciana ha stordito subito le speranze avversarie proprio come aveva fatto con Lazio e Bodo. L’Olimpico è in fiamme così la Roma ci riprova ma è poco precisa.
Nella ripresa il Leicester mette in campo quasi tutti gli attaccanti a disposizione e guadagna terreno. La Roma è stanca ma resiste. Soffre, suda, combatte. Gli inglesi si avvicinano alla porta di Rui Patricio solo con tiri poco convinti e con tanta imprecisione. Il countdown finale è da pelle d’oca, il boato e la gioia incontenibile di Mourinho e la squadra sotto la curva qualcosa da mettere nell’album dei ricordi.
«È una vittoria della famiglia, non solo di quella che era in campo e in panchina ma di quella allo stadio. Questo è il nostro merito più grande: l’empatia, questo senso di famiglia», parla a fatica Mourinho stanco ed emozionato. «Abbiamo fatto una gara straordinaria, altri possono interpretarla diversamente, ma quando il tuo portiere fa due parate in 180′ contro una squadra di Premier significa che abbiamo fatto qualcosa di buono. Ora andiamo a vincere la finale». Ci vorrebbero dieci stadi.
FONTE: Leggo – F. Balzani
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