Infortuni, prestazioni, personalità: Artem Dovbyk è un caso. E anche piuttosto allarmante. Al Fulvio Bernardini inevitabilmente non può che esserci preoccupazione per il rendimento del centravanti ucraino ma anche per il suo continuo stato di forma che non tende a migliorare. Come se non bastasse i continui problemi fisici avuti dall’ex Girona non gli hanno praticamente mai permesso di giocare al meglio della condizione, complici non solo i fastidi al ginocchio ma anche una tendinite che si trascina ormai dalla fine di settembre. Oltre a quella febbre che praticamente ha tolto (e continua a farlo, vedi Paredes e Hummels) un giocatore a partita dalla formazione giallorossa.
Insomma, la condizione atletica non gli permette certo di brillare ma non può neanche essere la giustificazione per una prestazione contro il Como che ha segnato il numero zero in quasi tutte le statistiche della partita. Numeri preoccupanti (eufemismo), certamente imbarazzanti anche per lui, un attaccante che sei mesi fa veniva incoronato Pichichi della Liga. Quasi una maledizione per Artem, che non possiede neanche quella personalità calcistica così forte da abbattere le etichette, così come il costo del suo cartellino (40 milioni) che ora pesa come un macigno nelle valutazioni su di lui.
Gettato nella mischia da Ranieri all’inizio del secondo tempo, Dovbyk non è mai riuscito a toccare un pallone dentro l’area di rigore avversaria. Ed era proprio il compito per cui il tecnico lo aveva inserito in campo visto che nei primi 45 minuti i quattordici cross fatti dalle fasce non erano stati raccolti dal centravanti/trequartista Dybala. Visti i 40 milioni di euro spesi in estate per lui, probabilmente ci si aspetta qualcosa in più, al di là dello stato di forma.
FONTE: Il Corriere dello Sport – J. Aliprandi
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