Mentre il calcio italiano cerca faticosamente di debellare il virus del razzismo, qualcosa comincia a muoversi sul fronte della repressione. Sono costati caro a un 36enne di Civitavecchia gli insulti rivolti su Instagram al difensore della Roma Juan Jesus, che a fine agosto si era visto offendere con frasi come «Brutta scimmia… devi sparire da Roma», o «stai meglio allo zoo».
Tutto era partito dal profilo di un certo “Pomatinho” che, dopo alcune indagini della Digos di Roma, è stato individuato e denunciato per minacce aggravate da odio razziale e stalking. L’uomo, che non appartiene a frange della tifoseria organizzata, si è beccato pure un Daspo di tre anni che gli impedirà di avvicinarsi a qualsiasi manifestazione sportiva. A far venire alla luce la vicenda era stato in estate lo stesso Juan Jesus che aveva chiesto alla Roma di intervenire.
«Sapete già cosa fare con un tifoso così, sono orgoglioso di essere quello che sono», aveva scritto il brasiliano sui social. La società si era mossa immediatamente, bandendo per sempre lo pseudo tifoso dall’Olimpico ed entrando perfino in polemica con la Lega di Serie A: «State davvero pensando di affrontare seriamente il problema del razzismo nel calcio italiano, Serie A? Ora ci vuole tolleranza zero», aveva scritto la Roma nei propri social.
Dopo aver fatto il giro del mondo, l’episodio aveva catturato l’attenzione del premier Giuseppe Conte – tifoso romanista – che sui social aveva tuonato: «Chi ha insultato Juan Jesus non ha alcuna passione per lo sport e deve restare fuori a vita dagli stadi sportivi».
Una condanna a cui si erano accodati anche altri club europei, il tutto mentre negli stessi giorni in Italia sembrava andare in scena una gara tra i vertici dello sport italiano a chi confezionava gaffe sul razzismo; dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, al patron della Lazio, Claudio Lotito. Non stupisce che ieri le istituzioni abbiano manifestato la propria approvazione per il provvedimento preso nei confronti del tifoso romanista. Se la sindaca di Roma Virginia Raggi ha ribadito che «nel calcio e a Roma non c’è spazio per l’odio razziale», il presidente della Fifa Gianni Infantino è andato oltre. Ricordando che «il razzismo è un problema non solo Italiano, ma anche italiano e chi sbaglia deve essere subito individuato e allontanato, con conseguenze anche penali».
FONTE: La Repubblica – F. Morrone