Nell’inaffidabile mondo dei social, ieri in diversi affermavano che José Mourinho in mattinata fosse andato a messa a San Pietro. Se la cosa corrispondesse a verità, ci rifiutiamo di credere che abbia chiesto intercessioni per avere un buon arbitraggio per le prossime partite.
Eppure, visto che domani ricorre esattamente un anno dall’annuncio dell’ingaggio dell’allenatore portoghese da parte della Roma, in questi dodici mesi a Trigoria spesso si sono sentiti “sfortunati” – è il termine prediletto – sul fronte delle direzioni di gara, tanto da far tuonare così lo Special One: “Siamo piccoli”.
Il “cahier de doleance” è lungo ed è cominciato con la critica a Rapuano (Roma-Udinese 1-0) per avere ammonito nel finale di partita Pellegrini, che così avrebbe saltato il derby. Ma assai più veementi sono state le critiche a Guida per la stracittadina. Le colpe? Non aver fischiato un rigore su Zaniolo o in subordine, visto che l’attaccante era in fuorigioco, non aver fischiato la posizione irregolare. Da quella ripartenza, infatti, la squadra di Sarri era arrivata al raddoppio.
Basta così? No, perché sarebbe mancata anche una seconda ammonizione a Leiva. Morale: “Arbitro e Var non all’altezza”. Poi nel mirino è entrato Orsato (Juventus-Roma 1-0) per non aver convalidato il gol di Abraham e aver fischiato invece un rigore poi sbagliato da Veretout. Commento: “Meglio che non parlo. Sul rigore non esiste il vantaggio”. La volta successiva le critiche sono toccate a Maresca (Roma-Milan 1-2). L’errore? Non aver visto nel finale un fallo di Kjaer su Pellegrini, che poteva portare al pari.
Non si è salvato neppure Aureliano (Venezia-Roma 3-2), perché non avrebbe notato che, prima del rigore assegnato ai padroni di casa, ci sarebbe stato un fallo su Ibanez. Neppure Chiffi è uscito indenne (Milan-Roma 3-1), visto che gli sarebbe sfuggito un fallo da rigore di Tonali su Zaniolo. Poco gradita anche la direzione di Massa (Roma-Juventus 3-4) per un mancato penalty da assegnare per un fallo di mani di De Ligt.
Nell’abisso delle contestazioni c’è stato anche… Abisso (Roma-Genoa 0-0), per via del gol annullato a Zaniolo per un precedente contatto di Abraham notato dal Var. “Se quello è fallo, allora non stiamo più parlando di calcio. È un altro sport e dobbiamo trovargli un nome”, è stata la chiosa di Mou.
Infine (si fa per dire, perché non abbiamo voluto citare le lamentele per alcune direzioni di gara in Conference League), nell’occhio del ciclone è finito Di Bello (Napoli-Roma 1-1) per un rigore non concesso dopo un contatto di Meret su Zaniolo e la mancata espulsione per doppia ammonizione di Zanoli.
“Ho provato vergogna a essere qui. Meritiamo rispetto. Il prossimo anno spero di non rivedere né lui né Di Paolo (il Var, ndr)“, il tenero commento del portoghese, che già non aveva gradito la sua direzione nel match di Coppa Italia contro l’Inter. Motivo? Un fallo su Oliveira non fischiato che aveva portato al raddoppio nerazzurro. “Ha fatto un certo tipo di gara fino al 2-0 e un’altra dopo. È stato strategicamente perfetto”, il commento caustico.
Pairetto, protagonista in Spezia-Lazio, ha subito le critiche di Mourinho in due occasioni: a Bologna (1-0) e col Verona (2-2). Nel primo caso non sono piaciute le ammonizioni ad Abraham e Karsdorp (diffidati, saltarono la sfida con l’Inter) e la mancata tutela a Zaniolo, tanto che alla fine lo Special One ha detto: “Fossi in Nicolò, andrei a giocare all’estero“. Nel secondo caso, poco apprezzati la gestione complessiva e un recupero troppo striminzito.
Abbastanza perché Mourinho urlasse al direttore di gara: “Ti ha mandato la Juve”, facendo il gesto del telefono. Espulsione e due turni di stop. Detto che anche Fabbri domenica col Bologna (0-0) per la Roma non ha incantato, c’è da dire che neppure l’ingaggio dell’ex arbitro Calvarese ha placato Mou.
Ovviamente, non pretendiamo neppure di essere esaustivi sui torti lamentati, ma è doveroso dire che anche diverse avversarie dei giallorossi hanno avuto le loro rimostranze per presunti danneggiamenti (Fiorentina, Cagliari, Atalanta, Spezia, Udinese, Salernitana).
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini
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