Mès que un entrenador. Più di un allenatore. Josè Mourinho ci scuserà se mutuiamo il Barça (més que un club), sua storica rivale. José è tecnico, mental coach, manager, frontman. È solista e uomo squadra, esclusivo e popolare, quiete e tempesta, essenziale nell’essere verboso. È la vittoria e la vittoria, perché chi tifa Mou non perde mai. Roma vive in un incantesimo, da più di due anni, da quando José ha preso permano i giallorossi.
Immalinconiti dalla esagerata normalità di Fonseca, che pur ha fatto qualcosa, lasciando come traccia solo qualche vedova: un passaggio impercettibile, il suo. Paulo è solo un tecnico. Mou è mes. Roma ha ritrovato l’orgoglio, ha riconosciuto la luce. La Roma è Mourinho, è tornata “special”. Non è semplice inventare calcio- come sostiene lui -“senza calciatori”, con una rosa ridotta all’osso, esaurita nelle gambe. Josè è stato capace di cambiare strada, ha graffiato corde stonate e ha inventato una musica comunque dolce. Empatia, famiglia, cuore. la trinità mourinhana, servita al posto della tecnica, dell’estetica, del calcio stellare.
La Roma oggi è esattamente come lui: arrogante e delicata. Sa sbriciolarsi davanti a una Cremonese qualsiasi e impennarsi quando ascolta la musica che ti accoglie in Europa. La Roma non vinceva una partita dal 20 aprile, guarda caso sempre in coppa, contro il Feyenoord, e il Bayer non cadeva lontano dalla BayArena da febbraio. José ha vinto senza isuoi artisti, Dybala e Smalling, creando gli alter ego e la differenza non si è notata. Cristante si è “abbassato” per amore della patria, Belotti e Abraham sembravano due mediani, Bove – dopo Zalewski – è l’accademico preso per mano dal suo prof Mourinho, con cui ieri ha condiviso anche una giornata di sole tennis al Foro Italico.
Non c’è il talento? Si punta su altro: la testa. Ed ecco il monolite, tutti animati dallo stesso battito del cuore. Tutti oltre i propri limiti, mai nascosti da quell’uomo venuto da Setubal che se ne sta seduto, si fa per dire, in panchina. La Roma non gioca bene? Un intero popolo grida il proprio “chissene” davanti alle ultime prestazioni europee, che come le vive lui non le vive nessuno. Lo spettacolo non esiste in un unica forma: è bellezza sì, ma pure disarmonia. Come in un ring: cosa c’è di bello in un ring? E’ una Roma scomposta, ma affascinante. Così è per l’occhio dell’innamorato, lui non conosce difetti.
La Roma giallorossa è innamorata di Mourinho, come lo sono Bove, Pellegrini, Cristante, tutti, anche quei ragazzi che non giocano quasi mai, e quei “bambini”. Affacciati da pochi istanti sul meraviglioso mondo di José. Questo è Mou, che quando va via si porta dietro il tesoro. Di sentimenti. E il vero vuoto sarà proprio quello. Ha capito che per lasciare Roma ci vuole tanto coraggio.
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni