Se camminare sulla corda è vivere, come sostenne un famoso equilibrista, ogni altra esperienza dev’essere attesa di un’emozione. Sarà per questo motivo che Gasperini ha sempre vissuto calcisticamente al limite del rischio non calcolato: nella sua carriera ha sempre osato, passando ad esempio dal porto sicuro del vivaio juventino alla prima vera avventura in solitaria a Crotone, oppure salutando la Calabria per approdare a Genova. (…)
Gian Piero ha curato le proprie ferite prendendo per mano l’Atalanta, una ex provinciale del nostro calcio, e con la stessa fiducia nelle proprie idee l’ha portata ai vertici in Italia e in Europa. Poi ha detto basta, in cerca di nuovi stimoli a 67 anni, un’età in cui sarebbe persino legittimo tirare i remi in barca, rimettendosi in gioco a Roma, uno dei posti più difficili in cui allenare a causa del rapporto decisamente poco conveniente tra risorse da investire e ambizione della piazza. Il derby di domani, pur contando relativamente poco nell’ottica della classifica, potrebbe già dipingerlo agli occhi dei tifosi come un eroe. (…)
Lo sa bene Ranieri, che da allenatore non ha perso neppure un derby. La sua presenza costante a Trigoria nella settimana più importante è un segnale: racconta di una Roma famelica e concentrata, stretta attorno a Gasp, che ha già sotterrato le possibili incomprensioni maturate con la società in sede di mercato per quell’attacco rimasto sguarnito. Le aspettative su di lui, in qualsiasi caso, restano alte: al nuovo tecnico hanno chiesto di valorizzare i giovani per trasformarli in possibili plusvalenze, di qualificarsi in Champions, di creare una mentalità (e un gioco) da big e, se possibile, di riportare la squadra a competere per lo scudetto entro l’anno del centenario, il 2027. (…)
Nell’ambiente c’è la sensazione che questa partita possa trasformarsi in un’occasione irripetibile per brindare all’inizio del nuovo progetto. Roma non è stata costruita in un giorno, dirà qualcuno, però mettere la prima pietra nel momento giusto è una chance troppo ghiotta. Lo sguardo di Gian Piero resta inevitabilmente rivolto al futuro e a quell’esigenza di rendere più sostenibile, anche tramite le scelte tecniche, una società che ha bisogno di uscire dall’impasse del fair play finanziario. «Io credo che il campo venga prima degli aspetti economici», ha spiegato di recente, assumendosi le responsabilità di ciò che sarà, nel bene o nel male. Cento giorni di Roma gli sono bastati comunque per capire che esistono soltanto due modi per vivere il derby: ammettere che si tratta di una gara dal peso specifico enorme, oppure fare finta che non sia così ed etichettarla come una comune partita da tre punti. Chi ha scelto la seconda via, spesso si è fatto male. «Ha ragione chi dice che è una partita a sé – il pensiero dell’allenatore a Dazn – in città la grande rivalità si sente e sarà bello sfidare Sarri».
Tutta la squadra è in fibrillazione. «Il derby è una partita pazzesca, la più importante dell’anno – ha detto Svilar alla Cbs – È l’unica che dura una settimana». La Roma la giocherà dopo tanto tempo con un capitano non romano. L’onore della fascia toccherà a El Shaarawy, il calciatore con più presenze, oppure a Cristante se il primo dovesse partire dalla panchina. «Sarà un orgoglio – le parole di ElSha a Dazn – Questa città mi ha accolto due volte e l’ha fatto alla grande». I giallorossi non conquistano la vittoria in casa della Lazio dal 2016. Il Faraone, (…), faceva parte di quella squadra e ha promesso agli ex compagni Strootman e Nainggolan di rinverdire i vecchi fasti.
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. Marota











