La Roma ha un centravanti di 24 anni come Tammy Abraham, che segna gol a raffica, e un capitano di 25 anni come Lorenzo Pellegrini talmente decisivo che, parola di Mourinho, “in campo ne vorrei tre come lui“. Un potenziale così è certamente una ricchezza. Occhio però al rovescio della medaglia, cioè la dipendenza dai due leader offensivi che diventa quasi un limite nelle situazioni più complesse. Valga come esempio lo 0-0 di sabato contro il Genoa: l’inglese non era nella sua miglior giornata, mentre Pellegrini è rimasto in infermeria. Senza il loro apporto in zona gol, la squadra ha faticato a costruire azioni pericolose. E ha sprecato quelle poche opportunità che sono capitate sui piedi degli attaccanti, nonostante i tanti esercizi di precisione sotto porta andati in scena nei giorni scorsi a Trigoria.
Abraham è il miglior realizzatore giallorosso in Serie A con 10 centri, poi nella classifica marcatori c’è Pellegrini a 6 gol (-1 dal record personale di un anno fa, ma in 34 presenze). Per trovare un altro romanista in graduatoria bisogna “scendere” in basso fino a incontrare i 4 gol di Veretout, ormai relegato in panchina, e i 3 di Mkhitaryan e Ibañez. E gli altri attaccanti? Hanno le polveri bagnate: solo 2 gol per Zaniolo, Shomurodov, El Shaarawy e Felix, mentre Perez è a 0 e Mayoral ha lasciato la Capitale a bocca asciutta.
Prima di Roma-Genoa, Abraham aveva segnato 4 gol nelle prime 4 partite del 2022; andando più a ritroso, da novembre (al netto dei rigori) solamente Lewandowski è stato più prolifico di lui. Contando tutte le competizioni, Tammy al primo anno di Roma ha segnato 17 volte: come esordiente è a -7 dal record di Volk del 1928-29 e a -4 dai centravanti campioni d’Italia Montella e Batistitua. L’ex Chelsea sta trascinando la squadra, sono gli altri a dover alzare l’asticella.
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. Marota