La Roma si è rinnovata con Di Francesco. Nonostante la conferma del tecnico in panchina, la squadra di quest’anno ha una palle diversa rispetto a quella della stagione passata, ha cambiato forma e sta scoprendo nuovi protagonisti. Il gol era il vecchio problema dei giallorossi, che non segnavano quando non c’era Dzeko ma avevano una difesa di ferro e il paratutto Alisson a fare miracoli: un bel paradosso per un allenatore votato all’attacco. Adesso è tutto alla rovescia, dietro si balla e anche in una partita dominata come quella contro la Sampdoria Defrel è riuscito a «sporcare» la rete di Olsen, che solamente 3 volte in campionato è riuscito a mantenerla bianca, mentre la giostra offensiva funziona a presdndere da chi gioca, i marcatori sono saliti a 14 con le new entry Jesus e Schick e la dipendenza dal bomber titolare, fermo a 2 gol in Serie A, non esiste più. Ma soprattutto la Roma quando vince lo fa spesso in goleada, dal 4-0 al Frosinone al 4-1 alla Samp, passando inevitabilmente per il 3-1 nel derby con la Lazio, e facendo una deviazione obbligata in Champions, dove ha steso il Cska Mosca con 5 gol tra andata e ritorno e altri 5 li ha fatti in una gara sola al Plzen.
Tra coppa e Serie A i giallorossi hanno viaggiato con una media di 2,7 gol a partita da quando c’è stata la svolta, 10 partite fa, del cambio modulo: la Roma del 4-2-3-1 è da over 2,5. La modifica tattica ha prodotto risultati impossibili da ignorare, 7 vittorie, 2 pareggi e 1 sconfitta, ma non si è ancora arrivati al livello di maturazione ideale e molti giocatori hanno iniziato a mandare solo adesso i primi segnali positivi, come Schick col suo gol dell’auspicabile liberazione, Cristante e la rete “rubata” da Jesus, Kluivert e una prestazione che ai voti vale quanto la doppietta di El Shaarawy, a cui spera di togliere il posto. “Sono felice – ha detto Di Francesco a margine della premiazione per la Panchina d’Oro a Coverciano – della crescita della squadra, ma non dobbiamo smettere di migliorarci. I giovani si stanno adattando a questa piazza e al modo di giocare, Cristante è cresciuto nelle ultime due gare, deve riabituarsi a fare il mediano, Schick non si deve fermare ora che è ripartito”.
La sosta lo costringe a cercare continuità con la nazionale, il ceco è partito assieme ad altri 10 compagni lasciando Trigoria semideserta. Ieri, nel giorno libero (oggi pomeriggio la ripresa), c’erano al lavoro gli infortunati De Rossi, Karsdorp, Perotti, Luca Pellegrini e Pastore, che sui social ha fatto una promessa ai tifosi: “Sto cercando di rientrare il prima possibile per portare la Roma dove merita”. E un momento difficile per lui, dopo la tribuna di Mosca ha sentito un nuovo fastidio al polpaccio. Di Francesco aspetta il riscatto del Flaco in campo e intanto si coccola chi è arrivato tra mile dubbi e in due mesi li ha spazzati via: Olsen, autore di un’altra parata strepitosa contro la Samp, sembra già degno di essere I’erede di quell’Alisson che a Liverpool è diventato “Alissius” perché con qualche errore di troppo sta rievocando l’incubo Karius. Quant’è strano il calcio. La Roma intanto attende con un pizzico di apprensione il giudice sportivo perché le telecamere hanno inquadrato Kolarov mentre proferiva espressioni apparentemente blasfeme e col precedente di Mandragora squalificato per un turno con la prova tv lecito chiedersi stavolta come finirà. Ma, da quanto trapelato in serata, il serbo non dovrebbe essere sanzionato.