«Ho dormito molto poco». I desideri Lorenzo Pellegrini li aveva esauditi tutti di giorno e nella notte da sbronza post derby si è goduto rivincite e stelle comete. Da eterno inespresso è diventato il mejo tacco di Cinecittà, anzi della capitale. È stato lui – subentrato al 36′ a Pastore – l’assoluto dominatore di un derby che ha rinsaldato la panchina di Di Francesco e rimesso la Roma oltre la crisi. Una situazione in cui era finito pure Pellegrini che dopo il gol di tacco ha esultato mostrando le orecchie (De Rossi lo ha intelligentemente frenato).
Ieri, però, Pellegrini ha messo le polemiche da parte: «È tutto fantastico, era il mio esordio nel derby. È difficile e complicato, c’è tanta gente allo stadio e poi si sa che il derby per noi romani è un po’ particolare, anche per come lo vive la nostra famiglia, per tante cose. Appena sono entrato però mi sono sentito subito bene, avevo tanta voglia di fare. E devo dire la verità: mi sono veramente divertito in campo. Non eravamo scarsi prima e non siamo fenomeni adesso. Sicuramente ci ha aiutato anche guardare la classifica. Noi parliamo di queste cose tutto il giorno. Stare in una parte di classifica dove, secondo noi, non meritavamo di stare, probabilmente ci ha fatto scattare un po’ di voglia di rivalsa».
Lo stesso sentimento che Pellegrini ha provato in questi giorni quando sui social e sulle radio ha sentito le feroci critiche nei suoi confronti. Lorenzo ha festeggiato ieri sera con la moglie Veronica e gli amici di sempre tra cui El Shaarawy e Florenzi, ma a festeggiare a Cinecittà sono stati in tanti. Per esempio Fabio Betulli, presidente del Quadraro Cinecittà dove il papà di Lorenzo è dirigente da anni e dove gioca il fratellino Francesco: «A Roma i giovani vengono bruciati troppo presto, è una piazza umorale. È successo anche con Totti o De Rossi, doveva capitare pure a Pellegrini. Ma questo è un ragazzo che ha rifiutato Milan e Chelsea per restare qui, e diventerà un ottimo giocatore. Il ruolo? Da trequartista può fare benissimo». Dopo Montella (ai Giovanissimi) e Alberto De Rossi (in Primavera) è stato Di Francesco a crescerlo al Sassuolo. Ma il primo allenatore di Lorenzo è stato proprio papà Tonino, poi all’Almas fu il turno di Massimiliano Di Litta: «Un ragazzo d’oro, si merita questo e di più. Ho esultato tantissimo». Ora a Lollo, così lo chiamano gli amici, manca la prima perla in Champions. Domani c’è il Viktoria Plzen, e un posto da titolare quasi assicurato.