Solo il Napoli ha segnato un gol in più, ma appena quattro squadre hanno una difesa peggiore. Basta questo banale dato per spiegare come esce la Roma di Fonseca dalle prime tre partite ufficiali: otto reti all’attivo, sei incassate, una squadra bellissima quando attacca e fragile quando deve proteggere tutto quanto di buono riesce a costruire.
Il primo tempo di Roma-Sassuolo è il manifesto del calcio di Fonseca: aggressione «alta» per rubare palloni e far male (così sono arrivati terzo e quarto gol), alternata a un possesso palla ragionato, che ha portato al raddoppio di Dzeko. E nella prima ora giocata con un’intensità e una qualità che non si vedevano da tempo, il bottino poteva essere più ampio. La squadra è terza in Serie A per km percorsi (107.98 di media), sesta nei tiri e nei cross (39 e 20) e insieme alla Lazio guida la sfortunata classifica dei legni colpiti: già 5.
Domenica dopo il 60°, come era accaduto nelle prime due uscite, è arrivato un naturale calo fisico e si è visto l’altro lato della medaglia: al di là della doppietta di Berardi, quando la Roma abbassa ritmi e attenzione, perde le distanze e diventa troppo facile creare pericoli a Pau Lopez.
Detto che potrebbe essere un difetto strutturale, Fonseca è convinto di aver trovato dei rimedi: intanto il grafico delle posizioni medie ha dimostrato quanto da lui stesso spiegato al termine della partita, cioè che un terzino, in questo caso soprattutto Florenzi, è salito meno dell’altro. Una sorta di difesa «a tre e mezzo» – provato dal portoghese nelle due settimane di sosta – per non lasciare da soli i due centrali che in questo momento rappresentano l’anello debole.
Aspettando Smalling che da oggi aumenterà i carichi di lavoro, Fazio fatica e Mancini sta provando ad adattarsi a un calcio completamente diverso da quello di Gasperini. Giovedì in coppa possibile chance per Spinazzola a destra e Juan Jesus al centro nel tournover annunciato ma il problema riguarda gli equilibri di squadra. Dal centrocampo in su, invece, c’è materiale per entusiasmarsi. —Veretout è l’uomo-chiave della svolta in mediana, il sostituto di Nainggolan arrivato con un anno di ritardo, col dinamismo che manca ai suoi compagni di reparto.
Nel frattempo Cristante cresce da mediano «basso» dando solidità e Pellegrini, Avanzato di nuovo a trequarti che può spaziare anche a destra, ha sfoderato il suo straordinario talento. Con l’Istanbul Basakeshir si rivedrà anche Zaniolo, c’è una possibile chance per Diawara e Pastore, quantomeno, sta trovando un briciolo di continuità. Insomma le soluzioni non mancano, con l’aggiunta in attacco di un calciatore di livello superiore: Mhkitaryan ha giocato la prima con la Roma come se fosse qui da una vita. E se Dzeko è una certezza ritrovata – l’anno scorso non riusciva a segnare in casa, ora è a due centri su due gare – Kluivert è una piacevole sorpresa. Ma che sia solo l’inizio.
FONTE: Il Tempo – A. Austini