Vola la Roma, batte pure l’Udinese con un gol per tempo, prima il rigore di Pellegrini, poi il raddoppio di Celik, gemelli diversi e simboli di una squadra che funziona e più funziona e più si esalta, e l’ottava vittoria in undici giornate vale adesso e per le prossime due settimane il primato in classifica al fianco dell’Inter, che poi nel posticipo serale ha battuto la Lazio. E non è forse un esercizio sterile pensare a quale sarebbe stata oggi la classifica se, come poteva accadere se il caso non avesse inciso in maniera così determinante, la Roma avesse battuto anche il Milan nel turno precedente, e magari l’Inter non avesse vinto a Verona con quel beffardo autogol al 94’: di fatto si sarebbe scavato un solco clamoroso tra la squadra di Gasp e le vere pretendenti al titolo. Ma ci si può accontentare anche di questa situazione, soprattutto in rapporto alle aspettative che c’erano in estate. L’unica controindicazione di questo primato è che ora a livello ambientale sarà complicato fermare le fughe in avanti nei dibattiti dei prossimi giorni, mentre l’Italia andrà a giocarsi con la Norvegia la qualificazione mondiale.
Tornando alla partita di ieri, nessuna sorpresa c’era stata all’annuncio delle formazioni, sia per l’obbligato 3421 della Roma, con la squadra di Glasgow rinforzata dai rientri dal primo minuto di Koné e Wesley, con spostamento di Celik in fascia destra, sia per il 3511 dell’Udinese, con il fischiatissimo Zaniolo a girare intorno al centravanti polacco Buksa, e due linee compatte di 3 e 5 uomini a vigilare basse sulle iniziative romaniste. Con il timbro aggressivo che intende dare a queste partite Gasperini, la Roma è andata in pressione alta con i suoi tre attaccanti (da destra, Soulé, Dovbyk e Pellegrini) sui tre difensori bianconeri (da sinistra Solet, Kabasele e Bertola), con l’opposizione naturale dei quinti Celik e Wesley sui dirimpettai Kamara e Zanoli, con Cristante alzato sul regista svedese Karlström e Koné ad occuparsi di Ekkelenkamp, mentre dei tre difensori è stato Mancini ad essere proiettato qualche metro più avanti su Arthur Atta, la mezzala classe 2003 che piace a mezza serie A e pure a Trigoria, mentre Hermoso è andato ad ingaggiare un duello a tutto campo con Zaniolo (stravinto) e Ndicka si è occupato per la maggior parte del tempo di Buksa.
L’Udinese è fisica e dinamica, ma la Roma di Gasperini non sembra aver più paura di nessuno, si oppone con forza e riparte e semmai denuncia qualche incertezza solo quando deve costruire manovre offensive efficaci a difesa avversaria schierata. Così il primo tempo è stata una partita a scacchi che ha vissuto pochi momenti realmente vibranti se si escludono i numerosissimi duelli fisici che in qualche momento hanno infiammato i 61684 spettatori registrati ieri, per l’ennesimo sold-out della gestione Friedkin, soprattutto perché quasi sempre nel mezzo ci si trovava Zaniolo.
Nel taccuino della cronaca il primo squillo è stato della Roma al 13’, con la prima delle numerose intuizioni di Lorenzo Pellegrini per Wesley, con cross respinto e doppia occasione capitata sul sinistro di Koné, il primo pulito e respinto, il secondo masticato e bloccato da Okoye, il gigantesco portiere dell’Udinese. Al 21’ è stato invece Celik ad avere sulla testa la palla del vantaggio, grazie ancora ad un cross di Wesley, ma la deviazione ha colpito le borracce di Okoye poggiate vicino al palo. Al 23’ Soulé ha provato una conclusione di sinistro e sul rimpallo la palla è capitata sulla testa di Pellegrini, che ha deviato fuori.
Al 26’ l’unica occasione dell’Udinese nel primo tempo è nata da un errore in disimpegno offensivo di Mancini, con Karlström che ha ricevuto il pallone da Kamara che lo ha recuperato e ha mandato nella metà campo della Roma in spazio aperto Atta, bravo ad intuire le potenzialità dell’azione lasciando indietro Koné che in teoria avrebbe dovuto intercettarlo, ma poi davanti a Svilar e pressato dal recupero del velocissimo Wesley il francesino si è fermato per trovare una visuale migliore di tiro e invece ha sparato fuori. Allo scoccare della mezz’ora Pellegrini ha recuperato un altro pallone alto e l’ha servito a Dovbyk che ha calciato rapido, sulla respinta è arrivato Cristante per il tap-in ma il suo destro, deviato casualmente con i tacchetti da Karlström si è stampato sul palo.
Al 35’ ci ha provato Kamara da lontano, trovando ancora l’opposizione di Svilar, poi al 37’ un cross di Mancini (uno che continua a crescere non solo nell’azione difensiva, ormai implacabile, ma anche nel supporto offensivo) liberato sulla fascia da un bel lancio di Cristante ha trovato una goffa opposizione in area da parte di Kamara che ha lisciato col piede e intercettato il cross col braccio, mandando la palla sul sedere di Celik che proprio non se lo aspettava: il tocco era sfuggito ai più, ma non ai revisori sia della panchina della Roma, che hanno cominciato a protestare, sia del Var Dionisi, che dopo quasi tre minuti (si era fermi per l’infortunio accusato da Dovbyk) ha invitato l’arbitro Collu alla revisione. Inevitabile il rigore, inevitabile la scelta del tiratore (Pellegrini), mirabile l’esecuzione: palla da una parte, portiere dall’altra, e Roma in vantaggio prima dell’intervallo. Subito dopo è finalmente entrato Baldanzi al posto dell’infortunato Dovbyk, per un reparto ora leggerissimo, ma subito funzionante: perché proprio Baldanzi è stato subito sollecitato da Koné, ma il suo destro è stato respinto, in un assalto della Roma trascinata al gran finale da un pubblico entusiasta.
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco











