Il poker è servito. Quattro partite, quattro vittorie e la Roma ora può sedersi legittimamente anche al tavolo delle grandi del campionato. Forse non è un caso che lo faccia con Lorenzo Pellegrini, il capitano del presente e del futuro, e Tammy Abraham, il volto nuovo, al primo gol in giallorosso. E se i centravanti, per loro natura, sono quelli che accendono la fantasia, il centrocampista sembra essere il lievito che dà sapore al tutto. Non è un caso che nei giorni scorsi ha saputo far dire quella frase a Mourinho. Per questo è proprio Pellegrini a pronunciare la parola tabù: scudetto: “Speriamo un giorno di realizzare questo sogno“.
Intanto Pellegrini – che nel prossimo mese firmerà il rinnovo – santifica il gruppo. “È stata una grande prova di squadra e non solo mia. Nell’intervallo Mourinho ci ha detto di continuare così e dare quell’intensità, era importante essere veloci con la palla per trovare lo spazio e ci siamo riusciti. Da questi punti difficili passa il riuscire a lottare per qualcosa di importante. Lo abbiamo visto l’anno scorso. In questa stagione c’è qualcosa di diverso, ci viene trasmesso il pensare partita dopo partita ma è davvero così. Continuiamo a migliorare per andare avanti e crescere“.
La Roma in ogni caso ha sempre avuto il controllo. E Mourinho lo aveva capito subito: “Ero tranquillo perché, a differenza della Fiorentina, eravamo sempre in controllo. La parola chiave del progetto dei Friedkin è “tempo”, che porta tranquillità. Ma io non voglio nè tempo, nè tranquillità. Non voglio finire settimo o ottavo. Io voglio accelerare questo processo. Stiamo costruendo un bel gruppo. Vorrei in panchina più esperienza perché ne avrei bisogno. Ci sono rose più ricche della nostra, ma mi piacciono i miei ragazzi. Anche contro le squadre più forti giocheremo per vincere. Magari perderemo qualche volta, ma non voglio trasformare la mentalità della squadra“. L’impressione è che ce l’abbia già fatta. Pellegrini e Abraham confermano.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini