L’esonero di De Rossi è semplicemente un riflesso. Lo specchio che restituisce l’immagine esatta della Roma di oggi. Dan Friedkin ha abbandonato la casa dei Parioli e s’illude di gestire una società in cui a comandare davvero è una manager greca che per anni ha amministrato l’Olympiacos del controverso presidente Marinakis. La cosa più importante per Lina Souloukou è mantenere il controllo e quando ha ascoltato l’intervista di Francesco Totti a Sky ha pensato che qualcuno avrebbe potuto toglierglielo.
La cosa più difficile è capire cosa animi le scelte. Per anni a Roma si è discusso del bisogno di una proprietà presente. Per poi rendersi conto che si può essere lontanissimi anche abitando a Parioli. Difficile capire cosa spinga un proprietario a scegliere di costruire una squadra a De Rossi per poi licenziarlo. Un gol al 96esimo come unica differenza tra la fiducia cieca e la sfiducia totale. Ma è difficile che se ne rendano conto, anche perché i proprietari non hanno mai ascoltato nessuno.
La scelta è poi ricaduta su Ivan Juric dopo gli anni sbiaditi al Torino. Dopo la bandiera del cuore è stata ammainata anche quella dell’ambizione. Ma a scegliere è Lina Souloukou tramite i suoi uomini di fiducia e a garantire per il croato è stato il suo agente Beppe Riso. Ad aprile la Roma annuncia il rinnovo di De Rossi ma il matrimonio che doveva durare 3 anni non è durato neanche 3 mesi. La proprietà, inoltre, avrebbe imposto a DDR di utilizzare Dybala con il misurino in modo da non fargli scattare il rinnovo automatico, portandolo a dimissioni poi respinte.
FONTE: La Repubblica